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La Opinión

Italia: dalla panchina alla maglia azzurra, non solo per Antonio Conte

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Antonio Conte, commissario tecnico dell'Italia

A distanza di poco più di due mesi, l’Italia intera si riveste d’azzurrro, con nuove speranze e vecchie abitudini. L’Italia, paese di allenatori che gridano nei bar o sulle tribune degli stadi; quell’Italia che “toccateci tutto ma non il calcio”. Giù il gettone, nuovo giro, nuova corsa, stavolta a dirigere la rotta è l’Allenatore, che con tutta probabilità, la maggior parte degli italiani sperava di vedere con il tricolore cucito sulla giacca. Eppure, con neanche una partita ufficiale da CT della Nazionale italiana, su Antonio Conte ecco volare già le prime critiche. Giustificate? Sì, forse, ma non del tutto.

Quagliarella Italia

Fabio Quagliarella, l’anno scorso praticamente fuori rosa, ora  convocato in quella dell’Italia

RISERVE IN AZZURRO – Antonio Conte porta in dote alla Nazionale quello che forse è mancato in apparenza alle ultime gestioni: la fame inesauribile di successo. Gli anni passati sulla panchina della Juventus – dopo le parentesi all’Atalanta, Siena, Bari e Arezzo – hanno fornito un identikit chiaro e dettagliato del Conte allenatore. Le sue qualità non le scopre certo chi scrive. C’è poco da opinare: Antonio Conte è un vincente. Lo dimostrano i fatti. In un’Italia come quella attuale, Conte rappresenta, fino a prova contraria, quello che si può definire come “l’uomo giusto, nel posto giusto, al momento giusto”. Serviva a tutto l’ambiente uno con un talento naturale a tenere sempre altissima l’asticella. Sta di fatto che, prime convocazioni per i matches contro Olanda e Norvegia, prime discussioni nei bar di tutta Italia. Possibile che in tutto il panorama nostrano, in patria e all’estero, non ci fossero giocatori migliori di alcuni di quelli convocati? Certo, le chiamate di Giaccherini e Giovinco prima, di Ogbonna e Quagliarella poi – Paletta e Osvaldo out per infortunio – qualche sopracciglio lo hanno fatto alzare, il buon Ancelotti ci perdonerà. Nientre contro i quattro azzurri, ci mancherebbe, ma fa strano pensare che vestiranno la maglia dell’Italia quando nella stagione scorsa raramente hanno vestito quella dei loro club d’appartenenza – la Juventus tra l’altro, con Conte allenatore, l’inglese Giaccherini a parte. Ora, facendo due conti, il campionato disputato la scorsa stagione da Ogbonna, Giovinco e Quagliarella è noto a tutti i tifosi di Serie A: 50 presenze in tre, quasi nessuna di queste da titolare. Riserve bianconere a tutti gli effetti. Il solo Giaccherini ne ha fatte 24 in Premier League con la maglia del Sunderland, non un titolare inamovibile nemmeno lui. Eppure, Conte e l’Italia puntano su di loro, almeno per queste due partite. Per quanto riguarda la non convocazione di Balotelli, altro tema caldo, Puma a parte, be’, “Parlare non basta più, ora bisogna fare”, Buffon Docet.

PAROLA ALLA DIFESA – Antonio Conte, come detto, si nutre di vittorie e successi. Se qualcosa in Italia doveva cambiare è lui quello giusto perchè ciò accada, basti vedere la gag delle lavagne tattiche desaparecidas a Coverciano, episodio simbolo del Conte pensiero: poche chiacchiere e tanto lavoro. Il lavoro paga, il più delle volte per lo meno. Le scelte di Conte sono però giustificabili se pensiamo che il tecnico pugliese è diventato CT meno di un mese fa, nel polverone più totale, giocherà subito in amichevole contro l’Olanda e poi con la Norvegia per la qualificazione ai prossimi Europei, con la consapevolezza che tutti i bar d’Italia si aspettano tantissimo da una Nazionale che rappresentava l’unica valvola di sfogo degli italiani e che ha deluso come non mai. Conte vuole vincere subito, per lavorare sul futuro c’è tempo, questi due matches saranno il suo biglietto da visita e si è affidato a chi già conosce i suoi metodi, le sue tattiche e le sue pretese, in campo e fuori. Ecco perchè vedremo Ogbonna, Giovinco, Quagliarella e Giaccherini. Per ammirare i vari Bonaventura, Baselli, Berardi, Scuffet, e compagnia bella, bisognerà aspettare ancora un pochino, ma c’è da star certi che le porte della Nazionale saranno aperte, anzi spalancate, ma solo per chi dimostrerà di essere all’altezza della maglia azzurra, come ha dichiarato Conte stesso: “Non sono stato scelto per tagliare teste, ma con me va avanti la meritocrazia”. Ora la palla passa ai giocatori, in un’Italia che ha spesso dimostrato – e dimostra tuttora – di non essere un paese per giovani e che avrebbe tanto bisogno di meritocrazia non solo sul campo di calcio di Coverciano.

Jacopo Rosin (@JacopoRosin)

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