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“Gabrielle” al festival del cinema di frontiera

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Gabrielle - un amore fuori dal coro al festival internazionale del cinema di Frontiera

Gabrielle – un amore fuori dal coro al festival internazionale del cinema di Frontiera

Anche quest’anno, per il Festival internazionale del cinema di frontiera, la città di Marzamemi (un antico borgo alle porte di Siracusa) ha dedicato un’intera settimana a mostre, rassegne, anteprime e proiezioni internazionali: da Hannah Arendt di Margarethe von Trotta a Le cochon de Gaza di Sylvain Estibal. Il festival, iniziato il 21 luglio, ha omaggiato il cinema di Pietro Germi ed ha riservato un ampio spazio ai registi emergenti, ai cortometraggi e agli incontri con gli autori, riconfermandosi promotore di un cinema impegnato, indipendente e multiculturale. Tra i titoli in concorso Gabrielleun amore fuori dal coro, il secondo lungometraggio della canadese Louise Archambault che aveva già incantato il pubblico del Festival di Locarno.

LE FRONTIERE DELL’AMORE – Gabrielle è una ragazza solare, talentuosa e socievole, ama la musica ed ha un rapporto privilegiato con la sorella Sophie. Come la maggior parte delle persone affette da Sindrome di Williams, anche Gabì, non è del tutto autonoma il che la costringe a vivere in una casa famiglia. Qui incontra Martin del quale si innamora perdutamente e che la ricambia con la stessa intensità. Riusciranno i due ragazzi a stare insieme? Può l’amore tra disabili essere vissuto liberamente e senza pregiudizi? Se lo chiede la regista Archaumbault con un film che sfida l’ennesimo tabù sul sesso e la diversità.

GABRIELLE – Se quest’anno molte pellicole hanno affrontato il tema del pregiudizio e della disuguaglianza sociale, facendo riscorso ad una fiction provocatoria o ad eventi storici di forte impatto emotivo – si pensi a Nymphomaniac, 12 anni schiavo o a Dallas buyers clubGabrielle si distingue per l’estrema semplificazione della trama. Nessun elemento spettacolare, patetico o retorico: Il film è raccontato con quella razionalità che gli impedisce di trascendere nel melodrammatico, ma che al contempo gli conferisce un andamento monocorde ed uno stile poco partecipativo. D’altro canto è proprio lo sforzo di guardare alla vicenda con estrema lucidità e senza sentimentalismi l’elemento originale della pellicola che, grazie all’interpretazione della protagonista Gabrielle Marion-Rivard, realmente colpita da un deficit intellettivo, si colloca a metà tra fiction e documentario.

Reduce dal successo di Locarno, il film è stato accolto al Festival siciliano con ottime critiche, anche se, il 27 luglio scorso, alla cerimonia di chiusura ha trionfato La Jaula de oro (la gabbia dorata) del messicano Diego Quemada-Diez, premiato «per aver affrontato la realtà dell’emigrazione in un crescendo tragico di livelli di videogame verso il bug del confine, reso da un’elegante narrazione per immagini».

Patrizia Culmone

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