Connect with us

Cinema

Transformers 4 : Michael Bay e la coerenza del reazionario

Pubblicato

|

L’INDECISO – Pare che Michael Bay, all’uscita di ogni film sui Transformers, affermi di non voler proseguire con la saga, per poi rimangiarsi la parola in tempo per girarne uno nuovo. Le motivazioni si possono intuire, e comunque non è che ci importi. Ben più interessante è l’accoglienza che ha ricevuto da parte del web nelle ultime settimane, mentre il quarto episodio riempie le sale di tutto il mondo. Si è scatenato in rete un vero e proprio dibattito critico (seppur spesso dilettantistico). Ma a che scopo formulare giudizi di forma? Cosa dire dei suoi giocattoloni che già non si è detto? Cosa trovare di innovativo nell’ennesimo blockbuster, oltre ad attori diversi e tecnologie più avanzate?

Transformers 4: la locandina

Transformers 4: la locandina

IL FUTURISTA – La questione estetica è altrove, e la cogliamo presso una rivista nota e apprezzata che discuteva qualche giorno fa il valore storico della saga dei Transformers e ne contestualizzava la fascinazione: quella «estasi del movimento aggressivo» maldestramente ricondotta (da altri) alla categoria pittorico-figurativa del futurismo. L’autore del testo registrava, inoltre, «stupore e meraviglia» del pubblico contemporaneo. Una meraviglia «sorpassata ma riproducibile all’infinito», non troppo rivoluzionaria «e sicuramente svilita dall’uso e consumo». Perciò bando agli entusiasmi. Forse non c’è davvero nulla di nostro in quel cinema; forse è già vecchio, inutile, senza futuro.

IL REAZIONARIO – Ma allora cosa ci porta nei multisala a pagare il biglietto? In cosa consiste la fascinazione? E a cosa è dovuta la meraviglia? È, in fondo, la magia della visione estatica: essa frastorna e si reitera. Lo fa senza mai smettere di prendersi sul serio, con ottusa costanza. Quasi si volesse fare della massima «La felicità è desiderio di ripetizione» uno slogan imprenditoriale. E probabilmente è proprio così. Saremmo pronti a giurare di divertirci se potessimo passare la vita assistendo a una corsa di cavalli, in prima fila, col binocolo in mano per non perdere nemmeno un dettaglio. Ma non sarebbe davvero per sempre. Non ne varrebbe la pena. Anzi, sarebbe certo meglio sapere che presto o tardi avrà fine. Che almeno sussista il dubbio. Perché solo esso è pienamente umano, non ancora meccanizzato. Quindi il regista dei Transformers potrebbe prestarci soccorso con un cinema finalmente capace di coscienza e rilevanza storica, privo di presunzione, di cieca sicurezza. E soprattutto di indecente reazionarismo mascherato da modernità.

Alessandro Amato

La redazione del magazine che ha fatto la storia del giornalismo sportivo online moderno

1 Comment

1 Comments

    Leave a Reply

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *