Ciclismo
Tour, primi verdetti dall’Inghilterra: Kittel principe, Nibali re
Il Tour oggi ritorna nella “sua” Francia, ma non si può dire che finora ci siamo annoiati. La “campagna” inglese ha dispensato gioie, sorprese, conferme ma anche dolori (come la rovinosa caduta di Cavendish, costretto al ritiro). La novità, e che novità, è che mai avremmo immaginato di ritrovarci a commentare un nostro portacolori con la maglia gialla: a Sheffield Vincenzo Nibali si è reso protagonista di un colpo di mano quanto bello quanto inatteso. La sensazione è che la vittoria recente al Campionato italiano abbia dato la giusta scossa al campione messinese, incapace di alzare le braccia al cielo per quasi un anno, e adesso voglioso di regalare a sè stesso e agli italiani un sogno che manca da oltre 15 anni.
Il GIALLO TI DONA – Ora però, viene il difficile. Ma, ovviamente, non sarà semplice nemmeno per la concorrenza. Il tracciato della Gran Boucle finora non ha percorso nemmeno uno dei suoi punti chiave, e dare per favorito il nostro corridore per il vessillo che ha meritatamente conquistato è quantomai prematuro. Froome, il trionfatore dell’ultimo Tour, e Alberto Contador si dividevano quasi l’intero pronostico della vigilia; alla luce di ciò è da capire il gesto, il segnale che ha voluto mandare ai due il nostro Vincenzo. L’attacco a Sheffield, difatti, potrebbe essere o un segnale di forza, o paradossalmente di debolezza. Se Nibali è davvero in una condizione strepitosa, ha fatto capire che ci sarà lui, di prepotenza, a fare il terzo incomodo in queste tre settimane. Oppure, la vittoria di tappa potrebbe essere intesa come il massimo traguardo a cui ambire, se la gamba non sarà in grado di gestire le “trenate” di Froome in salita o l’andatura danzante di Contador. Tra non molto, comunque, ne sapremo di più. Domani già c’è l’arrivo di tappa nel mezzo della foresta di Arenberg, dove potrebbe bastare un scaffa per mandare all’aria i sogni di gloria di ciascun corridore.
CAVENDISH COME DANIEL MARTIN – Come “re” della sfortuna è stato incoronato, senza dubbio, Mark Cavendish. “Cannonball” si era presentato al via di questo Tour come cacciatore di volate, in special modo di quelle percorse in terra d’Albione. Allo sprint di “Buckingam Palace” però il velocista britannico non si presenterà mai, in quanto caduto, e conseguente ritirato, già nelle fasi finali della prima tappa con arrivo a York. Vicenda che ricorda quella di Daniel Martin nell’ultimo Giro d’Italia. L’irlandese correva sulle strade di casa il cronoprologo a squadre, e dopo poche curve ha visto naufragare il sogno di indossare la “rosa” proprio sulle strade di casa. Il ritiro di Cavendish ha spianato ancor più la strada a Kittel, funanbolo degli arrivi in volata con già due successi all’attivo. Per lui tante altre occasioni di mettersi in luce e contendere a Sagan la maglia verde di Parigi.
Manlio Mattaccini