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Finalmente Blatter ha visto la luce: “Sì alla prova tv”
Pubblicato
7 anni fa|
Editor
Enrico Steidler
Cosa c’è dietro alla “miracolosa” conversione di Joseph Blatter? C’è l’intervento ultraterreno delle divinità pallonare (neppure noi riusciamo a schiodarlo da lì – si sono dette fra loro – ma che almeno faccia le cose giuste!), o un puro e semplice calcolo di bottega? L’Highlander della Fifa è stato folgorato sulla via di Damasco, oppure su quella di Zurigo? Mah, chissà. Comunque sia, meglio tardi che tardi che mai. “Dobbiamo dare un aiuto agli arbitri” – scrive l’inossidabile colonnello dell’esercito svizzero sul sito ufficiale della federazione – “e portare più giustizia nel gioco attraverso i cosiddetti ‘challenge‘ a disposizione degli allenatori che avrebbero due possibilità, per ogni tempo di gioco, per chiedere di rivedere una decisione arbitrale. Non si potrebbe fare per il fuorigioco – precisa Blatter – perché non si può bloccare un’azione e ripartire. La contestazione potrà avvenire a gioco fermo: sarebbe ammissibile per un calcio di rigore, per vedere se un intervento è avvenuto in area o fuori, per esaminare un fallo. A quel punto l’arbitro potrebbe controllare le immagini su un monitor, non della Fifa ma del circuito televisivo, e vedere se bisogna cambiare la decisione”.

Joseph Blatter, presidente della Fifa dall’8 giugno 1998
BLATTER VERSIONE 2.0 – Incredibile, verrebbe da dire conoscendo chi ha vestito i panni del pasdaran per tutta la vita, e non è finita qui. L’improvviso e impetuoso trasporto per tutto ciò che sa di “moderno” non è rivolto solo alla prova tv, ma anche alla cosiddetta goal line technology (“Funziona bene, ecco perché ne abbiamo bisogno” – spiega il satrapo della Fifa manifestando l’intenzione di riproporla anche a Euro 2106 in Francia – “non solo ai Mondiali ma anche nelle altre gare, perché aiuta l’arbitro, segnalando inoltre al pubblico che qualcosa è cambiato. Non ci sono più litigi su gol segnati o no. È una cosa molto importante perché segnare alla fine è l’obiettivo del calcio”) e alla bomboletta spray così detestata dal presidente dell’Associazione italiana arbitri Marcello Nicchi (“Un anno fa parlando dello spray, mi dissero cos’è, cosa c’entra col calcio? Ora è accettato ed è un fatto molto positivo perché impone una disciplina ai giocatori e garantisce agli attaccanti la distanza reale del calcio di punizione, evitando che il pallone venga spostato. Alcuni protagonisti mi hanno confidato che in questo modo riusciamo a ottenere il rispetto dei 9 metri – dalla barriera, ndr – invece dei 6-7 che erano diventati ormai la consuetudine”).

Aldo Biscardi
GIOIA, GAUDIO E TRIPUDIO – “Sono anni che attendevo questa notizia”, scrive oggi Aldo Biscardi sul Tempo a proposito della tanto sospirata prova tv. “Credo che oggi abbia vinto il calcio e con esso la mia battaglia e di chi in questi trentaquattro anni mi ha seguito e incoraggiato nel chiedere attraverso il Processo di Biscardi, la moviola in campo. Oggi è un giorno importante per gente come me che ama il calcio, vero, lontano da quegli errori arbitrali che purtroppo hanno condizionato partite e campionati. (…) La tecnologia ormai era entrata nella maggior parte degli sport professionisti“ – sottolinea il noto giornalista alludendo alla realtà degli States, vedi il football Nfl ad esempio – “Mancava solo il calcio che si era sempre rifiutato di far ricorso alla tv. Ma quella tv che hanno bandito per anni, non dimentichiamolo ci ha regalato nel 2006 la possibilità di vincere un mondiale, perché la testata di Zidane a Materazzi era sfuggita agli occhi dell’arbitro e dei suoi collaboratori. Il quarto uomo l’ha vista in tv e ha richiamato l’attenzione del direttore di gara che non ha fatto altro che alzare gli occhi verso il display dello stadio di Berlino per rendersi conto dell’evidenza e mandare anzitempo negli spogliatoi il francese. (…) Tutti oggi mi chiamano e mi dicono, Aldo hai vinto. Io rispondo che non è la vittoria di Biscardi, ma quella del calcio. Ma di questa vittoria, ne vado fiero”.
Sì, Biscardi ha ragione, ha vinto il calcio. Ma come direbbe proprio lui “dobbiamo andare con il piede per terra”. Ci sono di mezzo Blatter e la Fifa, infatti, (e in questo caso pure la campagna elettorale per la rielezione sul trono), e quindi la diffidenza è d’obbligo. Certo, è vero che “c’è sempre una luce in fondo al tunnel”, e le parole del satrapo sono quella più brillante che si potesse immaginare, e tuttavia (Woody Allen docet)…“speriamo che non sia un treno”.
Enrico Steidler
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