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Serie A BEKO, finali Scudetto: Milano torna all’assalto del tricolore
E’ la favorita, negli ultimi anni è sempre stata considerata la favorita sulla carta per la vittoria dello scudetto, eppure l’Olimpia Milano non vince lo scudetto dal 1996. Dopo due anni però è pronta a tornare all’assalto del tricolore nelle finali che la vedranno contrapposta da domenica alla sua grande rivale Siena che proverà nell’impresa di vincere l’ottavo campionato consecutivo nonostante il baratro del fallimento sia a un passo.
BANCHI REVOLUTION – Dopo il fallimentare biennio sotto la guida di Sergio Scariolo, l’EA7 è stata messa nelle mani di Luca Banchi, il tecnico che attualmente è ancora campione in carica essendo stato l’allenatore della Mens Sana nell’ultima stagione. Insieme al coach da Siena sono arrivati anche vari giocatori tra cui David Moss e a gennaio Daniel Hackett. La squadra dopo una prima fase di assestamento legata ai tanti nomi nuovi nel roster ha cominciato a macinare successi che le hanno permesso di chiudere il 2013 nelle prime posizioni della classifica e di superare il primo girone di Eurolega ottendendo l’accesso alle top 16.
LA DIFFERENZA DI HACKETT – Il vero cambio di passo però l’Armani lo ha fatto nel 2014 ed è innegabile che la causa principale di ciò sia stato il trasferimento a Milano di Daniel Hackett. Il play pesarese ha portato qualità e soprattutto ordine nell’attacco delle scarpette rosse dopo che nella prima parte di stagione si era riscontrata una difficoltà nella costruzione del gioco con i vari Jerrells, Haynes (finito a Siena nell’operazione Hackett) e Langford nel ruolo di point guard. Con l’ingresso in roster di Hackett la stagione dell’Olimpia è stata un crescendo che l’ha portata a inanellare un intero girone di vittorie in campionato (l’ultima sconfitta in stagione regolare era avvenuta nel derby contro Cantù del 23 dicembre scorso) ma soprattutto ha portato all’esaltante qualificazione ai quarti di finale di Eurolega (che non centrava da 17 anni) dopo le straordinarie top 16 che l’hanno vista chiudere al secondo posto nel girone dietro solamente al Barcellona contro cui però l’Armani si è tolta lo sfizio di vincere al Forum di Assago con un clamoroso 91 – 63.
I LATI NEGATIVI – La crescita dell’EA7 è fuori discussione, però anche in questa stagione non sono mancati passaggi a vuoto e delusioni. Uno dei principali difetti della squadra di Banchi è stata la difficoltà nella gestione dei vantaggi, è capitato tante volte che la squadra nel primo tempo dominasse l’avversario scavando un grande divario che però nel corso della ripresa non è riuscita a conservare. Esempi di ciò sono la sconfitta con la Virtus Roma nel girone d’andata della regular season, la sanguinosa sconfitta nelle final 8 di coppa Italia con Sassari ma anche la serie con Pistoia e quella appena conclusa sempre con Sassari che hanno visto i biancorossi perdere della gare che avevano in pugno. L’esempio più lampante però di questa difficoltà è la serie con il Maccabi Tel Aviv nei quarti di finale di Eurolega. In gara 1, al forum si è consumato il dramma con l’Olimpia che si è fatta superare all’overtime dopo aver bruciato 12 punti di vantaggio con solamente due minuti da giocare nel ultimo quarto. Sconfitta che è costata carissima agli uomini di Banchi che nonostante la vittoria in gara 2 hanno perso le due gare a Tel Aviv e quindi hanno detto addio al sogno di giocarsi le final 4 in casa.
I TOP – Difficile trovare un solo simbolo della stagione dell’Armani, la differenza è stata fatta da vari giocatori in diversi momenti dell’annata. Sicuramente tra i migliori troviamo David Moss, decisivo in fase offensiva ma soprattutto grandissimo difensore, poi il già citato Daniel Hackett che nonostante una produzione realizzativa spesso di basso livello è la mente del gioco biancorosso. Su tutti però spiccano due giocatori, il primo è Keith Langford, il 30enne di Fort Worth si sta rendendo protagonista di una stagione eccezionale che lo ha visto dominare in Italia e in Europa dove ha conquistato l’Alphonso Ford Trophy come miglior marcatore di tutta l’Eurolega. Il secondo è indubbiamente il capitano di questa Olimpia, Alessandro Gentile, giocatore chiacchierato, criticato ma dall’indiscusso talento che dopo una prima parte di stagione in chiaroscuro, ha preso in mano la squadra sia nel mese di Marzo in piena top 16 quando si è infortunato Langford, sia soprattutto, in questi playoff scudetto in cui sta avendo un rendimento mostruoso.
I FLOP – Le delusioni in casa Olimpia sono arrivate principalmente da CJ Wallace quasi sempre negativo sia in Italia che in Europa e poi da Gani Lawal e Curtis Jerrells. Questi ultimi hanno avuto un rendimento molto altalenante passando da momenti di dominio assoluto (Lawal al forum contro l’Olympiakos e Jerrells contro l’Efes entrambi nelle top 16) a lunghi periodi in cui risultavano essere il sesto uomo degli avversari, come successo quasi sempre in questi playoff. Il centro nigeriano, nonostante le tante occasioni avute anche grazie all’infortunio di Samuels nella prima parte di stagione, non è mai sembrato una garanzia e nel corso dei mesi oltre a perdere il posto di titolare ai danni dell’ex Cleveland Cavs è progressivamente sparito dalle rotazioni. Per quanto riguarda Jerrells invece sono sempre state troppe evidenti le difficoltà di leadership e playmaking sia nel pre che nel post arrivo a Milano di Daniel Hackett.
Indipendentemente da come andrà questa finale però l’EA7 del patron Giorgio Armani sembra finalmente aver gettato le basi per un progetto di lungo periodo con la speranza di tornare ad alzare tanti trofei come sempre accaduto nella storia dell’Olimpia.
Alex Rivolta