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Lo sciopero ai tempi del renzismo
Il più grande sciopero dei dipendenti comunali della storia. 10.000 dei 24.000 lavoratori impiegati nel settore pubblico sono scesi in piazza, bloccando scuole, asili, biblioteche, uffici. Un’adesione dell’80%, che dimostra lo stato di disagio in cui versa il suddetto settore, a causa dei tagli, delle privatizzazioni, delle “razionalizzazioni” e delle politiche di austerity che Marino, in combutta con il governo centrale, sta portando avanti.
SALARIO ACCESSORIO- La preoccupazione maggiore per i dipendenti comunali è che il sindaco possa procedere al taglio del salario accessorio, che porterebbe nelle buste paga circa 300-400 euro in meno al mese. Una riduzione che i sindacati non hanno potuto accettare senza reagire, ed hanno convocato dunque uno sciopero di 24 ore per opporsi a tale eventualità. Marino ha rassicurato circa il fatto che il taglio non verrà effettuato, ma la paura che le parole dell’ex senatore restino solo buone intenzioni resta alta.
I SINDACATI DI BASE- Nonostante l’altissima partecipazione, pesa l’assenza da parte dei sindacati conflittuali, che hanno ritenuto non mischiarsi alle tre sigle confederali in questo sciopero. Un errore che ha impedito un’adesione ancora più massiccia, spiegabile alla luce delle profonde inimicizie tra la dirigenza dei sindacati di base e quella della Cgil, che, in effetti, non ha brillato negli ultimi anni per intransigenza nei confronti di governo e padroni. E’ vero che Cgil, Cisl e Uil hanno dimostrato una totale subordinazione agli interessi della borghesia italiana, ma questo sciopero era un’occasione per rimarcare, ancora una volta, la distanza che separa le politiche del PD, romano e nazionale, dalle esigenze delle classi lavoratrici.
LA LOTTA AI TEMPI DEL RENZISMO- Prima la Rai, ora i dipendenti comunali. Qualche mese fa bancari, artigiani e commercianti. Una serie di scioperi e manifestazioni che hanno visto protagonisti quei ceti da sempre maggiormente privilegiati. Ceti che, nonostante tutto, ancora ripongono le loro speranze in Matteo Renzi, ma che hanno cominciato ad alzare la testa. Un segno lampante del progressivo avveramento delle tesi di Marx, secondo le quali il capitalismo, di volta in volta, tende a proletarizzare una massa sempre più ampia di lavoratori. Il 28 giugno ci sarà una manifestazione promossa dai sindacati di base. Un’ulteriore chance per allargare il conflitto.
Matteo Masum