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Una partita di calcio senza un sorriso: l’Heysel 29 anni dopo

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Gli anni delle prime apparizioni della Nintendo, della perestrojka, della Guerra Fredda e delle olimpiadi di Los Angeles boicottate. Tra Cernobyl, Reagan presidente degli USA, i funerali di Berlinguer. Gli anni ’80, e calcisticamente gli anni degli Hooligans. 1985: l’anno dell’Heysel. Della curva Z, del crollo di un settore che ha schiacciato sotto il proprio peso sostenuto dall’ignoranza bambini, uomini e ragazzi. Tifosi.

TRA LETTERE E NUMERI – Rimangono i numeri: 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese. Morti, schiacciati sotto il peso della Curva Z crollata. Le curve delle due squadre erano contrapposte, ma in quelli che oggi definiremmo “Distinti”, accanto alla curva inglese, c’era una parte della tifoseria bianconera. Non il movimento ultras, ma semplicemente tifosi che avevano acquistato il biglietto, anche in Italia. Caricati dagli hooligans, che volevano lo scontro, i tifosi bianconeri provarono la fuga verso il campo ma la polizia per un assurdo motivo di ordine pubblico invece di lasciare il via libera caricò a propria volta. Fin quando il muro del Settore Z non è crollato, tra chi è rimasto schiacciato e chi si è buttato nel vuoto per provare ad evitare la tragedia.

CHIAMATELA STRAGE – Chiamiamola strage. Perchè con 600 feriti e 39 morti, non si potrebbe definire diversamente. La partita si giocò, in una decisione eticamente sbagliata ma dettata dalla volontà di evitare che il tutto si trasformasse in uno scontro di dimensioni epiche. I calciatori ammisero di aver saputo solo in parte la verità al momento. Vinse la Juve, con un rigore contestato. E poi festeggiò. Chiederanno scusa ad anni di distanza, prima  Platinì, poi anche Tardelli. Il tutto in un contesto surreale, paradossale. Vincere una Champions e non avere nulla da festeggiare.

DAL SOGNO ALL’INCUBO – La Juve, quella che negli anni ’80 si chiamava ancora Coppa dei Campioni, l’aveva sognata a lungo. L’avevano sognata tutti i tifosi, di notte e di giorno. Poi si erano organizzati, alla volta di Bruxelles. Il sogno era diventato un incubo in quel macello umano, non riconducibile a nessuna manifestazione sportiva. Solo sangue e morte. Senza nemmeno la magia di poter festeggiare quello che da un sogno era diventato un incubo.

COSA RESTERA’? – “Cosa resterà di questi anni ’80?” cantava Raf. Di questi momenti nulla. O forse qualcosa resterà. Un’immagine scolpita nella testa di ogni sportivo, per far sì che non si ripeta mai più. Resterà una coppa sporca di sangue, sognata e poi maledetta. Fino all’inverosimile. Resterà l’urlo spezzato di chi era andato a vedere una partita di calcio. Resta quello che è morto dentro chiunque ha potuto vedere quelle immagini. Un calcio che per molti bambini non sarebbe stata più la stessa cosa. 29 anni dopo, il 29 Maggio, porta con sè la stessa tristezza, la stessa malinconia. Una partita di calcio in cui alla fine non c’era voglia di sorridere. Perchè?

Giuseppe Andriani

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