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Ayrton Senna, 20 anni dopo: quel GP maledetto

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Ayrton Senna ci lasciava 20 anni fa in un tragico incidente
Ayrton Senna ci lasciava 20 anni fa in un tragico incidente

Ayrton Senna ci lasciava 20 anni fa in un tragico incidente

No, quel Primo Maggio non era un giorno come tutti gli altri. Lo si era già capito ma nessuno, ancora, lo sapeva. Del resto, anche quel campionato di Formula 1 non stava andando come si pensava sarebbe andato. Lui, Ayrton, era il più forte. Non conquistava il titolo da tre anni ma era il più forte, quello si, quello lo sapevano tutti, e il passaggio alla scuderia più forte di quegli anni, quella Williams che aveva regalato il titolo prima a Mansell e poi al redivivo Prost, era una garanzia di certezza anche per lui, per quel brasiliano veloce ma con un sorriso triste ed enigmatico. Le prime due gare però non erano andate bene per Senna. Pole position e ritiro davanti al pubblico di casa a Interlagos, pole position e ritiro sul circuito di Aida. Imola doveva essere il Gran Premio del riscatto, la dimostrazione di essere ancora il più forte, più forte di quel pilota tedesco che era primo in campionato, Schumacher, e della sua Benetton.

 Quel weekend si era aperto con lo spettacolare incidente di Barrichello alla Variante Bassa nelle libere: un volo di qualche secondo che tenne il circus col fiato sospeso fino al sollievo dello scampato pericolo. Il giorno dopo però quel fiato uscì dai polmoni di tutti insieme al pianto. Dopo più di dieci anni una corsa tornava a colorarsi di lutto e per chi, come me, era ancora un ragazzino e guardava quelle corse come se fossero sicure nonostante tutto, era una sensazione sconosciuta e terribile. Non si può vedere un uomo morire davanti ai propri occhi e rimanere impassibili. La Simtek di Ratzenberger era uscita di strada, si era schiantata, distrutta e poi è scivolata avvicinandosi alla telecamera che trasmetteva l’immagine di un uomo inerme che con la morte faceva i conti ogni volta che saliva in macchina ma che quel giorno non sarebbe riuscito a tornare e a farli tornare, quei conti.

Il giorno dopo, la gara. Una gara che non aveva più senso, una gara che non si sarebbe dovuta correre, anche se lo spettacolo deve andare avanti, gara che iniziò subito con un incidente, come se il Destino volesse lanciare un ultimo disperato segnale e fermare tutto per non essere costretto a portare via con sé proprio lui, proprio il più forte, proprio Ayrton. Quel Gran Premio ripartì ma si fermò poco dopo. Al Tamburello Senna, al comando, esce di pista e si schianta a più di 300 chilometri orari contro il muretto di protezione. La sua Williams, la più forte, sembra di cartone quando si avvicina, anche lei, alla telecamera come la Simtek di Ratzenberger. In quella trappola di carbonio il casco di Ayrton si muove per un attimo e poi rimane fermo. Sono le 14.17 e per gli appassionati di Formula 1 quel Gran Premio è finito contro quel muretto. Riprenderà più tardi solo per le statistiche ma saranno in pochi a curarsene. Da quel momento l’unica preoccupazione è per Senna, per la corsa contro il Destino che si troverà ad affrontare senza la sua macchina ma da solo, come un uomo qualunque anche per lui, che uomo qualunque non lo era.

L’attesa di quel pomeriggio la ricordo ancora e la ricordo bene. Era impossibile che la Morte non si fosse spostata da Imola, l’incidente era stato grave ma Senna ce l’avrebbe fatta, era sicuro, scontato, come il fatto che fosse comunque lui il più forte, che quell’anno avrebbe vinto il suo quarto titolo, che prima o poi sarebbe anche andato alla Ferrari per riportarla a vincere, non poteva finire così, non poteva, semplicemente non poteva… Voci incontrollate, notizie, speranze, tutto finì, insieme a quell’attesa, qualche ora dopo con una voce che pronunciava quelle parole che non avremmo voluto sentire dire e che non avevano senso, non potevano averlo. Senna era morto, non c’era stato nulla da fare, troppo gravi le ferite e troppo forte il Destino. Quel Primo Maggio di venti anni fa non era un giorno come tutti gli altri, era il giorno in cui la Formula 1 e lo sport in generale persero uno dei suoi campioni più amati. Lui, il più forte. Ayrton Senna

Vincenzo Arnone

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