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José Mourinho, deja blue: recordman a 50 anni
Pubblicato
7 anni fa|


José Mourinho (Chelsea)
“Certe notti somigliano a un vizio che tu non vuoi smettere, smettere mai…“. Lo cantava un interista doc come Luciano Ligabue, le sue note sembrano suonare ad hoc per lo Special One, entrato nella storia ad appena 50 anni. 8 semifinali di Champions League, una più di Sir Alex Ferguson al quale sono servite 25 stagioni al Manchester United per giocarne 7 a 70 anni suonati. 5 semifinali consecutive, da quel capolavoro del 2010 e dalla sua corsa nel prato verde del Camp Nou col dito indice verso il cielo. Ieri l’impresa più in grande: perchè in rimonta, contro una squadra più forte e la sfortuna, fra autogol dell’andata, traverse al ritorno ed infortuni d’eccellenza nei primi minuti. Un “Deja Blue” caro ai tifosi del Chelsea: che ora sognano di tornare in Finale due anni dopo, questa volta con Mourinho in panchina.
L’OTTO VOLANTE PRONTO AD ATTERRARE: IN SPAGNA O CONTRO PEP – Ci sarà la Spagna, ancora una volta, nel suo destino. Che sia Atletico o Barça. il Real già è qualificato: ma potrebbe anche esserci l’ennesima sfida con Pep Guardiola ed il suo invincibile Bayern, sempre che passi indenne la sfida con lo United. Comunque vada sarà un successo, perchè oggettivamente questo Chelsea non è fra le 4 rose più forti d’Europa, soprattutto considerando l’ottima Premier League sino ad oggi condotta nonostante l’impegno europeo, a sole due lunghezze dello straripante Liverpool leader della classifica. Con Eto’o al 50% e assente all’andata, Ramires squalificato, Matic e Salah non disponibili per la Champions ed il fuoriclasse Hazard out dopo pochi minuti, i blues di Mou riescono a ribaltare un risultato più che complicato. C’è tanta ingenuità del Psg in questa eliminazione, venuto a Londra per controllare il gioco (come da dichiarazioni di Blanc) ed intimorito invece dagli esperti blues, che hanno finito per travolgere mentalmente i francesi. Due traverse, un miracolo di Sirigu e due gol a legittimare l’impresa blues. E Mourinho lo chiama “culo“, l’ingresso di Schurrle e Demba Ba autori dei due gol: di fortuna c’è ben poco, se non la maestria di gestire la pressione, motivare i suoi e l’intero Stamford Bridge, capace di strascinare il Chelsea verso una semifinale che va ben oltre le reali potenzialità della rosa. Mourinho accede fra le prime 4 d’Europa per l’ottava volta in carriera, 9 considerando anche l’Europa League in 11 stagioni: la quinta consecutiva, numeri da capogiro. Prima con l’impresa al Porto, poi con l’Inter ed oggi col Chelsea: una volta di più a sfatato il falso mito secondo cui si può vincere solo con i soldi, nella lunga corsa a chi spende i più. Con un mare di vecchietti quali Cech, Ivanovic, Terry e Lampard; dei “normal one” quali Cahill, Azpilicueta, Schurrle e Demba Ba: l’arte della motivazione, della sagacia tattica e della scaltrezza al potere.
Nel Psg non c’era Ibra, ma era mancato anche all’andata. I gol a valanga nel girone più facile della Champions e nel modesto ottavo con il Leverkuseen avevano ingannato i più: ma nella prima partita che contava lo svedese era tornato in ombra e poco incisivo come sempre. E poco male se puoi così schierare Cavani nel suo ruolo ideale ed hai Lucas come riserva di extra lusso: il Psg ha fallito, a fronte di investimenti ultra milionari ma con un allenatore incapace di gestirli.
La favola dei blues continua, quella di Mourinho è appena iniziata: la terza finale di Champions League con la terza squadra diversa è il prossimo record nel mirino.
Orazio Rotunno
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