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Mondiali 2014: la Corea del Sud vuole ancora gli ottavi

Ogni nazionale di calcio, nel suo armadio, ha scheletri che non vorrebbe mai riesumare. Ad esempio, se chiedete a un brasiliano dell’Uruguay e dello storico “Maracanazo”, anche a distanza di più di sessant’anni vedrete che sbiancherà all’istante. Per l’Italia, questo spauracchio è rappresentato dalla Corea. Quella del Nord castigò gli azzurri in Inghilterra nel 1966, quella del Sud – ed è di lei che parliamo oggi – riporta alla mente i più freschi ricordi del Mondiale 2002. La Nazionale di Hong Myung-Bo (a sua volta recordman di presenze da giocatore, con 135 caps) parteciperà in Brasile al nono campionato del Mondo consecutivo. Le Tigri Asiatiche hanno raggiunto questo storico traguardo eliminando sul proprio cammino Kuwait, Emirati Arabi Uniti (nel girone iniziale), Qatar e Libano, arrivando seconda nel girone finale vinto dall’Iran. Al Mondiale, la Corea è inserita nel Gruppo H, dove insieme a Belgio e Russia lotterà per un posto agli ottavi (risultato raggiunto 4 anni fa in Sudafrica), appare invece inferiore sulla carta l’Algeria.
LA STORIA – La prima partita ufficiale della nazionale coreana è datata 1948, con una sconfitta da parte del Messico. La prima partecipazione al Mondiale arriva nel 1954, non un’edizione indimenticabile per le Tigri, sconfitte 9-0 dall’Ungheria e 7-0 dalla Turchia. Dal 1986 in poi però la Corea è diventata un Habituè del Campionato del Mondo, iniziando un filotto di 9 edizioni consecutive. Molte di esse si sono concluse al primo turno, con le uniche eccezioni degli ottavi di Sudafrica 2010 e dello strepitoso – e sospettosissimo – quarto posto dell’edizione del 2002, ospitata in casa. Proprio in quell’occasione i coreani – insieme al famigerato arbitro Moreno – incisero per sempre il loro nome nel personale muro dell’infamia italiano. Il cammino di Ahn Jung-Hwang e compagni proseguì nei quarti eliminando, ancora con l’aiuto di una terna più che compiacente, la Spagna, prima di fermarsi in semifinale con la Germania.
LA ROSA – Il miglior giocatore degli asiatici è la punta del Watford – ma di proprietà dell’Arsenal – Park Chu-Young, che ha raccolto l’eredità lasciata dall’ex Star coreana Park Ji Sung, ritiratosi dalla nazionale nel 2011. Intorno a lui grande presenza di giocatori del campionato locale, con qualche protagonista dei palcoscenici europei. In porta confermatissimo Jung Sung-Ryong, già presente quattro anni fa. Davanti a lui, difesa d’esperienza con Cha Du-Ri, Lee Yung-So e Choi Hyo-Jin. In mezzo al campo talento e sostanza con gli “europei” Ki Sung-Yueng (Celtic) e Koo Ja-Cheol (Augsburg). In attacco, insieme al già citato Park, spazio a Ji Dong-Won, non esattamente un grandissimo spaccareti. In assenza di nomi di primissimo piano, sarà il gioco corale a fare la differenza, in Corea tipicamente improntato verso un grandissimo dinamismo, a tratti decisamente spettacolare.
Simone Viscardi
