Cinema
Allacciate le cinture, una nuova storia d’amore e amicizia firmata Ferzan Ozpetek

Dopo il successo di Mine vaganti, Ferzan Ozpetek ritorna in Puglia con Allacciate le cinture: la storia d’amore di Elena e Antonio, due persone agli antipodi, improvvisamente travolti da una passione dirompente, che li porta stare insieme nonostante le profonde differenze culturali e caratteriali. Il film abbraccia un arco temporale tredici anni, nel quale i due ragazzi, crescono, maturano e si riscoprono, a distanza di tempo, arrabbiati e insofferenti l’uno verso l’altro. Ma un evento drammatico li porterà ad andare oltre le loro differenze, a capire che sono ancora innamorati e a rivivere i momenti del loro primo incontro. Sullo sfondo una kermesse di personaggi eccentrici e a tratti esilaranti, che da vita ad una serie di rapporti singolari, basati sul perdono e la solidarietà.
PROTAGONISTI – Gli elementi tipici del regista turco ci sono tutti: l’amore, la diversità sessuale, i segreti inconfessabili, l’amicizia, il dramma, la commedia e l’incoerenza dell’animo umano, insomma la vita. Questa volta il però il mix non convince, non tanto per la trama, che ripropone temi già cari alla filmografia dell’autore (Ozpetek non è famoso per l’ originalità rispetto a se stesso), ma per la poca intensità con la quale è narrata. Sembra sempre che il film voglia spiccare il volo e toccare delle vette più alte che non riesce a raggiungere.
Metafore a parte, in un cast di tutto rispetto che vede la brava Kasia Smutniac nei panni della forte ed elegante Elena, il personaggio di Antonio, ragazzo tutto muscoli e poco cervello, interpretato da Francesco Arca risulta piatto e poco credibile. Nonostante infatti l’ex tronista sia fisicamente coerente con l’immagine del belloccio palestrato e un po’ cafone non emoziona. Oltre al fisico, infatti, anche i tamarri hanno un’anima, provano dei sentimenti e mostrano differenti espressioni facciali in base ai loro diversi stati d’animo, cosa che il protagonista non fa. Per citare il grande Sergio Leone, se Clint Eastwood aveva due facce: con e senza cappello, il bel Francesco in questo film il cappello non lo porta mai. Ecco perché la pellicola non riesce ad esprimere il pathos che la sceneggiatura richiederebbe.
NOTE DI COLORE – Attorno alla storia d’amore dei due protagonisti gravitano figure singolari che vivacizzano il racconto: Fabio, l’amico gay che affronta la vita con leggerezza e malinconia, l’eccentrica zia Carmela alle prese con continui cambi d’identità e la provocante parrucchiera Maricla, (il personaggio meglio riuscito del film) che in pochi minuti riesce a regalare momenti di puro divertimento.
Patrizia Culmone
