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Facebook compie 10 anni: attenzione alla dipendenza da social network
Pubblicato
7 anni fa|
Editor
Luca Porfido
Ci siamo: sembra strano, ma finalmente Facebook compie 10 anni. Niente di cui stupirsi, chi pensava che un social network fosse solo qualcosa di effimero, che di lì a 2 anni sarebbe sparito dalla rete, ha sottovalutato la presa psicologica che la creatura di Zuckerberg ha avuto e continua ad avere sul popolo della rete.
QUANDO DIVENTA DIPENDENZA – Ma davvero Facebook può arrivare a diventare una vera e propria dipendenza? Secondo numerosi studi fatti fino ad oggi, colpa anche della miriade di altri social network e simili che si trovano sulla rete, sembrerebbe proprio di si. E non sarebbe neanche la prima volta se si pensa a quanti ragazzi passano quotidianamente ore ed ore di fronte a videogiochi o semplicemente navigando in internet. Tant’è che Ivan Goldberg, nel 1995, coniò il termine IAD, cioè Internet addiction disorder. Sicuramente il vasto diffondersi di tablet e smartphone, in grado di connettere le persone alla rete anche in assenza di un computer e, quindi, dappertutto (mentre si è in autobus, in fila alle poste o, in casi estremi, durante cena o pranzo), ha “peggiorato” di gran lunga la situazione e aumentato il timer del tempo su internet.
TEMPO SPRECATO – Statisticamente, alcuni calcolano una patologia da dipendenza quando il tempo passato su internet (con uso specifico di facebook, che molti usano anche mentre svolgono altre operazioni in rete) supera il 20% delle ore lavorative, o di studio. Secondo altri esperti in psichiatria definire una dipendenza solo in base al quantitativo temporale sarebbe sbagliato: i soggetti in questione devono presentare innanzitutto una compromissione in ambito sociale e lavorativo, arrivando in casi estremi ad avere difficoltà nel relazionarsi con le persone nella vita reale. Non a caso adolescenti timidi, o con difficoltà nello stabilire rapporti con gli altri, sono i più inclini a gettarsi in una realtà alternativa, possibilità, appunto, offerta dalla rete e soprattutto da Facebook. Spesso il problema viene negato da chi ne è affetto e la brusca interruzione dell’uso porta ad un nulla di fatto.
QUANDO PREOCCUPARSI – Riduttivamente, i sintomi possono essere riassunti in 3 categorie:
1) Connettersi a facebook ripetutamente, magari anche dopo pochi minuti, per tenere aggiornato il profilo e quindi dare più importanza alla vita virtuale che a quella reale.
2) Il distacco dalla vita reale porta il soggetto a perdere la concetrazione e a sviluppare una sempre più crescente insicurezza verso la vita quotidiana. L’eccessiva fiducia e il crescente ego “networkiano” possono, delle volte, causare anche frustrazione e senso di inadeguatezza nella vita reale, causato anche dal vedere tramite foto i successi altrui (laurea, appagamento nella vita sentimentale e lavorativa), che portano a sentimenti di invidia e a pensieri negativi e di fallimento.
3) Sempre parlando di casi estremi, a livello fisico il social-dipendente comincia a sentirsi stanco, sia per le ore notturne passate su FB, sia per la continua ansia e angoscia che lo attanagliano pensando alla sua attività in rete. Alcuni testimoniano di aver addirittura sofferto di vomito, annebiamento della vista e mal di testa. Senza parlare poi del crescente fenomeno che vede sempre più persone assumere indentità diverse o fingersi quello che non sono.
COME USCIRNE – Tentare di uscire fuori da questa situazione non è facile, ogni giorno si è sottoposti a continui stimoli e necessità, vedi i gruppi universitari e non dove scambiarsi informazioni e consigli, che spingono il soggetto verso l’uso di Facebook. L’unica cosa sensata da fare è quella di rivolgersi ad uno specialista, specialmente quando ci si rende conto (primo passo verso la “guarigione”) di rientrare nei casi sopra citati. Piccoli consigli quotidiani possono essere di “digiunare” ogni tanto dalla rete, quindi limitare anche l’uso di tablet e smartphone, e dedicarsi ad altri tipi di attività. Fare un riassunto dell’utilità del tempo passato su Facebook, considerando anche altre alternative su come impegare meglio quelle ore e, soprattutto, sforzarsi di dedicare più tempo nella relazioni con gli altri, di sicuro più soddisfacenti rispetto ai “cloni” virtuali.
Luca Porfido
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