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Antonio Conte e le barole non dedde

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Antonio Conte

E’ da parecchi giorni, da quando il suo nome è rispuntato fra le righe della nuova inchiesta sul calcioscommesse, che Antonio Conte fa l’offeso, non parla e si nega ai mass media, eccezion fatta per Hurrà Juventus, organo ufficiale del partito bianconero. Il silenzio stampa del tecnico salentino, accolto da alcuni come una sorta di liberazione, sta però sollevando molte perplessità fra gli addetti ai lavori, alcuni dei quali hanno già apertamente criticato il comprensibile ma non giustificabile mutismo del grande condottiero scivolato sulla neve.

Enrico Varriale si è lamentato del silenzio stampa di Antonio Conte

Enrico Varriale si è lamentato del silenzio stampa di Antonio Conte

VARRIALE SPRINT – Questo è il caso, ad esempio, del conduttore di Domenica Sprint Enrico Varriale, subito rintuzzato dal difensore d’ufficio Tuttojuve.com. “Ci dispiace molto, perchè è la Juve dei record – commenta Varriale senza mascherare il proprio disappunto – “questi silenzi stampa non ci piacciono mai. Oggi particolarmente credo che i tifosi bianconeri avrebbero il diritto di sentire anche Conte, ma sentiremo altri protagonisti bianconeri“. “In realtà” – scrive Tuttojuve.com sfoderando la sciabola – “Varriale dovrebbe sapere che i tifosi bianconeri stanno dalla parte di Antonio Conte. Chi è causa del suo mal, pianga se stesso. La prossima volta i media ci penseranno due volte prima di gettare fango gratuito sulla Juventus e sui suoi tesserati”. Tiè, ben ti sta, così impari…uffa!

SULLE ORME DI OSCAR LUIGI – Molti ricorderanno lo show concesso a reti unificate nel 1993 da Oscar Luigi Scalfaro: tirato in ballo da Riccardo Malpica – ex direttore dei servizi segreti del Sisde – per una storia di soldi (100 milioni di lire) che l’allora presidente della Repubblica avrebbe intascato negli anni della sua permanenza al Viminale (dal 1983 al 1987), l’imbufalito Oscar si impadronì della Tv di Stato come un Caro Leader qualunque per gridare urbi et orbi la sua indignazione: “A questo gioco al massacro io non ci sto! Io sento il dovere di non starci e di dare l’allarme. Non ci sto non per difendere la mia persona, che può uscire in ogni momento” – aggiunse sottolineando con enfasi ogni parola l’uomo rimasto in carica fino al 15 maggio 1999 – “ma per tutelare l’istituto costituzionale della presidenza della Repubblica”. Come Scalfaro, anche Conte si sente ingiustamente coinvolto in un “gioco al massacro” che rischia di destabilizzare le istituzioni, e pure lui fa l’indignado. L’unica differenza, quindi, è il mezzo scelto per comunicare al mondo il proprio stato d’animo, il tubo catodico quello di Oscar Luigi, un assordante silenzio quello di Antonio.

LE BAROLE NON DEDDE – L’assenza di rumori e di interferenze, tuttavia, è la condizione ideale per amplificare e rendere udibili le parole non dette ma soltanto pensate, e il nobil Conte lo sa: “Adesso basda, sono sdufo, a guesdo giogo agghiaggiande io non gi sdo, ghe sia ghiara guesda gosa! Non gi sdo non ber difendere la mia bersona, che buò benissimo andare in Frangia o in Inghilderra in ogni momendo, ma ber difendere l’isdidudo della banghina della Juvendus e fargliela bagare a guei malededdi avvoldoi di giornalisdi!

Ok, caro mister, il messaggio telepatico è arrivato forte e chiaro, ne prendiamo atto e ce ne facciamo una ragione. Tanto il suo silenzio finirà presto, c’è da scommetterci.

Enrico Steidler

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