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L’importanza di essere una prima punta | Il punto sulla A

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Llorente raddoppia, Pagelle Juventus

Da che calcio è calcio, l’importante è sempre e soltanto segnare più di chi ti sta di fronte e il compito del gol è spesso onore ed onere per chi nasce con la sensazione del pallone che gonfia la rete nelle vene: la prima punta. Maledizione per i tifosi avversari ed impeto di passione per i propri. Nel tempo il calcio è cambiato ma la prima punta, volente o nolente, è rimasta, sia in campo che negli incubi dei portieri.

L’IMPRESCINDIBILE TOTTI – In giallorosso la prima punta è qualcuno che lo è diventato col tempo e con tanta, tantissima classe pura. Francesco Totti è il simbolo e l’architrave della squadra di Garcia e senza di lui la marcia trionfale è diventata una marcia e basta. Tre pareggi consecutivi, ultimo quello di ieri contro la bestia nera Cagliari, hanno permesso alla Juventus di strappare la gioia dei primi alla Roma, almeno per una settimana. Contro i sardi il talento del numero 10 avrebbe fatto più che comodo, ma per una squadra comunque apparsa solida nulla è ancora perduto. Il Capitano tornerà tra qualche settimana e a quel punto la Lupa potrebbe tornare, o essere già tornata, a ruggire con lo stesso suono dei 30 punti in dieci giornate: quello della vittoria.

LLORENTE, IL RITROVATO – Dalle parti di Torino la prima punta ha avuto alterne fortune e nell’era di Alessandro Del Piero, fatta salva la scintillante lunga parentesi di Trezeguet, è finita, per forza di cose, un po’ in ombra. Adesso però c’è una maglia numero 14 che ha iniziato a scaldare il cuore dei suoi tifosi, quella di Fernando Llorente. Arrivato in estate è stato per più di un mese più un soprammobile per la panchina presidiata di Conte che un uomo decisivo. Passano i giorni, passano le settimane e arrivano le occasioni, complici gli infortuni di Quagliarella e Vucinic, ed ecco che “El Rey Leon” si fa trovare pronto: inizia a trascinare la squadra, fino alla consacrazione in quel di Livorno, dove è riuscito a sbloccare una gara complicata e a regalare la gioia del gol al suo compagno di scorribande nell’area amaranto, Carlitos Tevez. Llorente ha trovato, finalmente, una sua dimensione scacciando a suon di ottime prestazioni le cassandre che lo volevano finito e in partenza a Gennaio. E Conte si frega le mani, soddisfatto della nuova gemma arrivata a impreziosire il suo gioiello, tornato primo in classifica.

Gonzalo Higuain, punta del Napoli

Gonzalo Higuain, punta del Napoli

HIGUAIN, IL QUASI DESAPARECIDO – La vita dell’attaccante è difficile e lo è di più quando si sposta da una realtà all’altra. E’ il caso, per ora, di Gonzalo Higuain, uomo di punta del Napoli d.C., dopo Cavani, ma che non trova la gioia del gol su azione in campionato da due mesi. A scacciare le ombre di crisi ci hanno pensato i rigori messi a segno contro il Torino e la doppietta che ha permesso al Napoli di liberarsi del Marsiglia lo scorso 6 Novembre, ma sembra che il “Pipita” non abbia recuperato a pieno a livello mentale dall’infortunio che lo ha tenuto fuori dal campo per alcune giornate. Nell’anno che porta al Mondiale, la prima punta sa che in estate arriva l’occasione di una vita, il treno che difficilmente passa una seconda volta e la paura di farsi male è lì, a bordo campo, a tifare contro. Le paure di Higuain sono lo specchio del Napoli che ha perso sabato contro il Parma, poca cattiveria e tanta di quella voglia di far bene che, come un amante tradito da se stesso, si finisce per fallire. Benitez è capitano di lungo corso e la sua barca, impegnata questa sera nel freddo di Dortmund, ha tutto il tempo di navigare a gonfie vele anche in Serie A ma Higuain, la sua vela maestra, dovrà riuscire a dispiegarsi con tutta la sua classe e con tutto il suo talento. Il mare del campionato è insidioso e, altrimenti, si rischia di affondare.

ASPETTANDO GOMEZ – Le domeniche possono essere storte e tutti, nel mondo del calcio, lo sanno. Lo sa senza dubbio Vincenzo Montella, con la sua Fiorentina uscita sconfitta dal Friuli nonostante una discreta prestazione. E in tanti avranno sicuramente immaginato come sarebbe stata la partita se in campo ci fosse stata la prima punta che ai viola è stata negata da un infortunio, Mario Gomez, uscito dal campo il 15 Settembre per non rientrare in queste lunghissime settimane. Su di lui si sono basate tante speranze dei tifosi per un campionato di vertice e Giuseppe Rossi era riuscito a non farlo rimpiangere troppo. Non sempre però le partite filano lisce e a Udine oltre alla prima punta alla Fiorentina è mancata anche la calma, primo mattone necessario per costruire una reazione. La sconfitta del Napoli si è così trasformata da opportunità a occasione persa e a Firenze tutti sperano che non sia così anche per l’arrivo di SuperMario.

rodrigo palacio con la maglia dell'Inter

Rodrigo Palacio, l’unica punta a totale disposizione di Mazzarri

IL SOLITARIO PALACIO – La “Trenza”, in fondo, prima punta non è, ma quando gli infortuni e un mercato poco brillante non ti lasciano alternative, bisogna fare di necessità virtù e provare a cambiare pelle. Fino ad ora il numero 8 dei nerazzurri se l’è cavata egregiamente nel tentativo di aggiungere un qualcosa in più al suo numero ma con Milito e Icardi fuori per infortunio e Belfodil poco all’altezza, non si possono chiedere miracoli ad un solo giocatore e l’Inter lo ha imparato a sue spese non andando oltre il pareggio contro il Bologna. E il terzo posto, a portata di tre passi, è rimasto lontano di due, con buona pace delle speranze di soddisfazione di Mazzarri nel raggiungere in classifica la sua ex squadra. Potrebbero pensarci i soldi di Thohir a portare un’altra prima punta a Milano ma, fino a quel momento, Palacio dovrà stringere i denti e portare in alto la sua squadra.

IT’S ALL OR NOTHING, MARIO – Una prima punta vera e implacabile il Milan ce l’ha ma allo stesso tempo ne ha un disperato bisogno, soprattutto per le occasioni come la partita pareggiata contro il Genoa. Già, perché quella prima punta per adesso si è trasformata in prima donna, in una squadra che puntava all’Europa ed è diventata un incubo a ogni livello, dal campo alle poltrone. E per Balotelli è un momento da tutto o niente, da bivio importante: crescere e portare in alto la propria squadra del cuore o rimanere nella beata incoscienza e cambiare maglia, stadio, città e tifosi, con tutti i rischi che un cambio del genere comporta. Il tempo è inesorabile con le prime punte, le può logorare fisicamente e psicologicamente, e quando una squadra non gira il tempo – sempre lui – corre più veloce per tutti e rischia di bruciare panchine e carriere nella sua corsa. E sarebbe un peccato che un talento come quello di Mario finisse in una fredda, freddissima fiamma rossonera.

QUANDO IL CALCIO NON CONTA – I gol, di solito, li fa la prima punta e un gol lo ha fatto anche lui, Matteo, 14 anni, in un campo di Abbadia San Salvatore, provincia di Siena. Quel suo gol è valso il pareggio alla sua squadra, il Foiano, ma Matteo, anziché uscire dal campo osannato dai suoi amici e tifosi, è dovuto uscire nel buio della loro disperazione per quello che stava succedendo, per quel malore che lo ha strappato al calcio e alla vita. Perché, lo sappiamo tutti, la vita sa essere una stronza ma la morte lo è ancora di più, soprattutto se porta via con sè un ragazzo di 14 anni, ancora più stronza per esserselo portato via dopo una gioia. Per quello che può contare, il pensiero di chi scrive è con chi a Matteo ha voluto bene e con chi sentirà la sua mancanza negli anni a venire. Davanti a una tragedia simile, il calcio non conta più.

Vincenzo Arnone

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