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I cinque stelle di Grillo splenderanno ancora?

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Beppe Grillo
Beppe Grillo, leader del Movimento Cinque Stelle

Beppe Grillo, leader del Movimento Cinque Stelle

Sono arrivati in Parlamento al grido di “Tutti a casa!”. Avevano l’apriscatole per schiudere Camera e Senato. A quasi nove mesi di distanza, il Movimento Cinque Stelle si è ritrovato impantanato tra regolamenti parlamentari, regolamenti di conti interni e disarmante incompetenza di base. Spesso contradittorio, nelle proposte e nei risultati elettorali.

LE DEBACLES ALLE AMINISTRATIVE – Una delle domande che spesso mi pongono è per quale motivo i sondaggi danno il Movimento Cinque Stelle attestato almeno al 20%, rispetto ai disastrosi risultati elettorali di Roma e del Trentino-Alto Adige.  Sono convinto che i sondaggi siano attendibili. Non stupitevi quindi se i grillini raggiungeranno quel risultato alle elezioni europee. Dobbiamo pensare che il sistema elettorale italiano è proporzionale, con una lista di candidati bloccati. Si vota un simbolo, ed esprimere la propria rabbia votando il Movimento vuole essere un monito alla classe politica. Monito che spesso non viene ascoltato.

FAVORITO PERCHE’ ANTIEUROPEO – Alle europee il sistema elettorale è simile, con la differenza che sarà possibile esprimere tre preferenze. Sappiamo benissimo che,  in Italia, il voto europeo è sempre stato interpretato dal cittadino come un voto di opinione. L’opinione pubblica è ben distante da quella politica. Malgrado gli appelli di Letta & C., la vocazione antieuropea del Movimento Cinque stelle, sarà con ogni probabilità premiata.

CANDIDATI IMPREPARATI – Bene e allora come la mettiamo con le elezioni comunali di Roma e le amministrative del Trentino? Molto semplicemente, i sistemi elettorali sono diversi. In queste consultazioni , il cittadino può selezionare il candidato. Lo incontra per strada, lo vede confrontarsi, ne valuta le competenze sul territorio. A Roma l’aspirante sindaco pentastellato, Marcello De Vito,  si è cimentato nell’ardua impresa di sconfiggere il candidato PD Ignazio Marino. Che seppur con tutti i limiti di quel partito, era uscito vincitore alle primarie. Uno strumento di democrazia partecipativa, complesso ma ampio, che ha permesso agli elettori di far fuori il candidato della “nomenklatura”. Per cui il povero grillino di turno, si è scontrato con un personaggio inattaccabile : si era dimesso dal Senato, prima della campagna elettorale, inviso ai dirigenti democratici, abortista, laico ecc. De Vito, spesso in tv si è cimentato nell’analisi dei regolamenti comunali, mentre la “sora Lella” non è mai  riuscita a comprendere cosa volesse fare, ad esempio, con le tariffe degli asili comunali.

LE CONTRADDIZIONI – Le debacles elettorali sono figlie anche degli atteggiamenti contradditori che Grillo non ha lesinato. Gli attacchi all’ottuagenario Rodotà, che fino a pochi giorni prima era l’icona, l’uomo libero ed integerrimo, del Movimento Cinque Stelle per la Presidenza della Repubblica. La sconfessione sul blog dell’emendamento pentastellato, sull’abrogazione del reato di clandestinità. La pretesa di andare alle elezioni, con un sistema elettorale fortemente osteggiato dal Movimento Cinque Stelle

LE EPURAZIONI – Il prologo iniziò con la fase delle espulsioni. Un primo tentativo di Grillo per mantenere sotto controllo la propria creatura. Decisioni ratificate dalle rete si spiega. Ovviamente votava chi ne aveva voglia ed interesse, dal punto di vista statistico anche un numero esiguo di iscritti. Insomma gli epurati, non sono stati messi dinanzi ad un organo terzo come avviene in altri partiti. Questo per un motivo elementare: il Movimento 5 Stelle non è un partito, è un prodotto il cui marchio è di proprietà di Grillo. Non a caso, ai consiglieri comunali e regionali come la Salsano e Favia è stato proibito l’utilizzo del marchio a 5 Stelle.

I LUOGHI COMUNI DIVENTANO STRATEGIA POLITICA – Le “confessioni” di Beppe Grillo, pubblicate dal Fatto Quotidiano in relazione alla messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica, impropriamente indicato come impecheament. La consapevolezza di dichiarare azioni irrealizzabili, confidando nell’ignoranza degli elettori (e di molti parlamentari). Giustificata con l’ esigenza di mostrare una “drammatizzazione” semplificata, come si fa con i bambini. Stessa giustificazione adottata, per la sequela di sciocchezze che deputati e senatori grillini stanno collezionando sul web: chi ha scambiato una docu fiction sulle sirene, per verità conclamata, chi ritiene che la prevenzione sanitaria non sia essenziale e chi ha spiegato che la celiachia non è una malattia, bensì causa della globalizzazione di massa. Se stendiamo un velo pietoso sulle scie chimiche, pare evidente che i luoghi comuni, di cui sono pieni i bar, sono divenuti teorie politiche.

Giuseppe Folchini

Autore della rubrica Fuoridaidenti , sul sito SportCafè24 e di Politically Uncorrect per Radio Cogito. Articolista "interista" per Blasting News. Scrittore latente , ha pubblicato un racconto breve tra il noir ed il paranormale, "Per un giorno. Un giorno soltanto".

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