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La nuova legge sugli stadi: una pistola ad acqua per l’ispettore Callaghan
C’era una volta una legge. O meglio, c’è ancora, ma è come se non ci fosse; in realtà, è una morta che cammina “nelle more” di un suo definitivo trapasso, e che si aggira funesta fra le aule dei tribunali senza spaventare più nessuno, né i bambini, né gli amministratori delegati. Essa se ne va, lasciando un vuoto colmabile, non perché sia sbagliata, o giusta, ma solo perché è severa. Ecco cosa la rende insopportabile, ecco perché sta per essere “normalizzata”.
IL PENULTIMATUM DEL COMMISSARIO PULCINELLA – Uno, due, due e mezzo, due e tre quarti… Come bambini che promettono ma non possono (o non vogliono) mantenere, gli uomini della nomenklatura pallonara, riuniti in conclave straordinario, si apprestano a risalire in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza soltanto due mesi fa e a sottoscrivere un compromesso che ha il valore di una resa. L’esercito dei presidenti e degli ultrà (stretti, al di là delle apparenze, in una non insolita alleanza), è una forza più che sufficiente, infatti, a ridurre a ben più miti consigli l’Armada della Federazione: chiusura degli stadi? No, ni, o meglio, sì, ma prima c’è l’ammonizione, poi la chiusura della curva, e poi…poi vediamo. In poche parole, stando a quanto riporta Sport Mediaset, questo è il succo del correttivo in corsa che sta per essere approvato dal Consiglio federale, un parziale – ma per molti provvidenziale – colpo di spugna, in sostanza, un mezzo dietro-front così imbarazzante da mettere in ombra qualsiasi altra considerazione. Chi può avere paura di un cane che abbaia ma non morde, e che dopo tanto (anzi, così poco!) ringhiare ora quasi scodinzola?
LA GIUSTIZIA GIUSTIZIATA – E così, mentre si preparano a stabilire una volta per tutte (e cioè per almeno i prossimi due mesi…) che fra razzismo e discriminazione, territoriale, rionale o condominiale che sia, non c’è alcuna differenza, i protagonisti di questo ennesimo papocchio all’italiana sembrano non curarsi delle conseguenze delle loro azioni, e lanciano un messaggio molto educativo a tutti i giovani, sportivi e non: vi hanno insegnato che chi sbaglia paga? Beh, le cose non stanno proprio così, ragazzi, non esageriamo… Prima c’è un warning, infatti, poi c’è il ricorso, poi…tutto s’aggiusta. Viva l’Italietta!
Enrico Steidler