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Che senso ha crocifiggere Katidis (e il Novara)?

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Daniele Nahum: anche lui condanna l'ingaggio di Katidis

Daniele Nahum: anche lui condanna l’ingaggio di Katidis

Arriva Katidis e apriti cielo. Il Novara ingaggia il greco Georgos Katidis (radiato a vita dalla nazionale del suo Paese per aver esultato dopo un gol con il braccio destro teso) e la cieca rappresaglia dei burocrati del politicamente corretto scatta immediata. Fabio Lavagno, parlamentare di Sinistra Ecologia Libertà (Sel), ha presentato un’interrogazione urgente al ministro dello Sport, Josefa Idem, e a quello dell’Interno, Angelino Alfano, accompagnandola con parole di fuoco: “È molto grave che il Novara Calcio minimizzi le polemiche suscitate dall’acquisto del giocatore Georgos Katidis, espulso dalle nazionali del suo Paese per un saluto nazista. Mi auguro che i vertici della Lega e della Figc intervengano per evitare ogni forma di tolleranza verso comportamenti ingiustificabili”.

UNA PIETRA TIRA L’ALTRA – Alla lapidazione mediatica di Katidis (e del Novara) partecipano anche il presidente del Maccabi Italia – l’associazione sportiva ebraica – Vittorio Pavoncello (“L’emulazione è dietro l’angolo e i dirigenti, prima ancora dei tifosi, devono avere la lungimiranza di evitare situazioni particolari e antipatiche, che possano offendere atleti, spettatori e tifosi. Il calcio italiano, alle prese con episodi sempre più diffusi sugli spalti e sulle curve credo non abbia bisogno di nuovi trascinatori di folle”) e il responsabile dei Rapporti istituzionali della comunità ebraica di Milano Daniele Nahum, che durante l’intervista concessa a Lettera 43 sull’acquisto di Katidis si lascia andare a considerazioni degne del “miglior” Savonarola: “la scelta del Novara mi fa imbestialire – afferma pacatamente Nahum – e le dichiarazioni dei suoi dirigenti sono da perfetti cialtroni”. Addirittura?

NEL CENTRO DEL MIRINO – E quali sarebbero queste dichiarazioni cialtronesche? Quelle di Massimo De Salvo, vice presidente e amministratore delegato del Novara, che qui riportiamo riprendendole dal sito web del sodalizio piemontese: In questi giorni stiamo definendo un’operazione di mercato per noi importante dal punto di vista tecnico. Stiamo tesserando il calciatore Katidis, centrocampista di qualità nato nel 1993. La scorsa stagione Katidis è balzato agli onori della cronaca per un episodio grave quanto sciocco. Reagendo dopo un proprio gol in Campionato ha effettuato un saluto romano che tristemente ricorda momenti dolorosi della storia del Mondo. Non abbiamo nessuna intenzione di minimizzare il gesto che condanniamo in quanto irrispettoso per milioni di persone che per colpa di falsi ideali e miti hanno sofferto e pagato con la vita. Abbiamo però visto un ragazzo che era scioccamente inconsapevole del gesto che stava facendo ma che ora è finalmente perfettamente conscio del significato e del dramma che ha rappresentato.
A Katidis abbiamo pensato di dare una chance perché riteniamo gravissimo commettere certi errori ma meritevole averne consapevolezza. La politica per noi rimane fuori dal calcio, la memoria no e crediamo che l’intolleranza si debba combattere ricordando ai nostri ragazzi quello che è successo nella storia affinché non succeda mai più“.

QUEL CHE E’ TROPPO E’ TROPPO – Ora, il pensiero di De Salvo e l’operato della società possono essere condivisi o meno (e chi scrive li condivide) ma la reazione degli indignados non brilla certo per onestà intellettuale. Ma come si fa a dire – vedi alla voce Lavagno – che il Novara Calcio “minimizza”? E come si fa a dare del “perfetto cialtrone” a chi si esprime con le parole usate da De Salvo? E perché la disapprovazione nei confronti di un comportamento ritenuto scorretto si trasforma così facilmente nella demonizzazione di chi ne è ritenuto responsabile? Questi sono metodi che non ricordano la democrazia compiutamente intesa, né tanto meno la tolleranza.

FRA PAVLOV E TORQUEMADA – La sensazione di trovarsi di fronte a una presa di posizione aprioristica, a qualcosa che sta a metà strada fra sterile dogmatismo e riflesso condizionato si accresce sempre più leggendo l’intervista rilasciata da Nahum, che parte dalla ragione per arrivare dritto sparato al torto. Sacrosante, infatti, le premesse del suo ragionamento (“Al giorno d’oggi tutto finisce in una bolla di sapone. In un attimo, tutto è cancellato. Ma non è giusto: così non facciamo altro che tollerare la cultura razzista, che è dilagante in questo ambiente” – il calcio, ndr –) che tuttavia perde colpi strada facendo (“Cosa significa che il ragazzo ha 20 anni e può sbagliare? Non possiamo più tollerare queste situazioni, che sono gravissime“) e poi si conclude con accenti di intransigente spietatezza: “Dare una seconda opportunità a chi ha commesso un gesto così grave non è certo il modo per cercare di cambiare pagina” (…) “La scelta di difendere Katidis giustificandolo con l’età e con il «tutti possono sbagliare» la ritengo davvero cialtronesca”.

L’ESEMPIO INGLESE – La durissima reprimenda di Nahum è rivolta in particolar modo al mondo del calcio italiano, dove anche le vicende più odiose finiscono spesso a tarallucci e vino, o quasi: “Fin quando non si prende coscienza che solo con punizioni esemplari i tifosi rinunceranno ai buu – afferma Nahum, ed è impossibile dargli torto – “questi ci faranno sempre compagnia”. Il riferimento all’Inghilterra, a questo punto, è d’obbligo (“In Italia per lo stesso gesto a Paolo Di Canio fu comminata solo una multa”) e serve a mettere in risalto l’abisso che separa chi è serio da chi non lo è: “Quando Di Canio ha firmato per il Sunderland, David Miliband si è immediatamente dimesso dal consiglio di amministrazione della società. Eccola, la differenza”. Tutto vero, ma non è tutto qui. Nahum, infatti, trascura di dire che Paolo Di Canio è tuttora l’allenatore del Sunderland, e che si è guadagnato il rispetto (e forse anche l’affetto) di una tifoseria, quella dei Black Cats, da sempre orientata a sinistra. Come la mettiamo con questo fatto? Sono dei cialtroni anche i dirigenti e i tifosi del Sunderland? Ma non erano tanto bravi gli inglesi?

C’E’ UN MODO NELLE COSE – E’ risaputo, ma Nahum sembra ignorarlo, che gli isolani non amano gli eccessi, e così come stanno alla larga da ogni fanatismo allo stesso tempo respingono con fermezza ogni contro-fanatismo. E’ per questo – polverone sui giornali e dimissioni di Miliband a parte – che Di Canio è ancora al suo posto: un conto è la serietà, infatti, un altro la cupa intransigenza. E’ questione di buon senso, in fondo, e il buon senso non può e non deve essere confuso col buonismo. Katidis ha vent’anni e ha rivolto il suo saluto romano a una tifoseria notoriamente di estrema sinistra: questo la dice lunga sulla consapevolezza e la maturità (forse anche la zucca) di un ragazzo che alla sua collezione di tatuaggi ha aggiunto quello più significativo in tutti i sensi (“16.03.13: my mistake“, il mio errore). Di Canio, che commise lo stesso gesto non una ma 4 volte e con ben 37 primavere sulle spalle, ora fa l’allenatore in un Paese che ha versato ettolitri di sangue per combattere e sconfiggere il nazi-fascismo. Non è un esempio di buonismo e di scarsa serietà, ma di quella tolleranza che deriva dalla forza e dal buon senso. Che facciamo, allora, con Katidis e De Salvo? Seguiamo il modello inglese, o diamo retta a Lavagno, Pavoncello e Nahum?

Una cosa, in ultima analisi, è sicura: la durezza con cui è doveroso contrastare ogni episodio di intolleranza e di fanatismo non può mai e poi mai diventare sinonimo di limitata o azzerata umanità. Una società che non è capace di redimere e recuperare un ventenne ma solo di condannarlo è destinata all’implosione.

Enrico Steidler

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