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Nadal: dieci anni da Re. Non incontrastato

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MADRID, 4 MAGGIO – 29 aprile 2002, Maicora, a pochi km da casa. Un certo Rafael Nadal vinceva la sua prima partita nel circuito ATP contro Ramon Delgado, n.81 del ranking. Sono passati dieci anni, e con essi 10 titoli del Grande Slam, 20 Masters Seriers, 4 Coppe Davis con la Spagna e un oro olimpico a Pechino nel 2008. Numeri pazzeschi, che lo consacrano come uno dei più grandi di tutti i tempi, il migliore senz’altro sulla terra. 102 le settimane da n.1, nel 2009 è diventato il primo giocatore della storia a detenere contemporaneamente tre titoli del Grande Slam su tre diverse superfici (terra battuta, erba e cemento).

PARIGI, POI WIMBLEDON: QUI NASCE LA LEGGENDA – Un record dopo l’altro, 4 Roland Garros consecutivi, il primo vinto ad appena 19 anni, e già alle spalle i trionfi ripetuti a Montecarlo, Madrid, Barcellona e Roma. Tutto ciò però non bastava, la critica si aspettava la consacrazione definitiva, il salto di qualità. Eravamo quasi stufi del suo regno su terra battuta, doveva dimostrare di essere il migliore anche lontano dal giardino preferito, diventare Re d’Inghilterra, Re di Wimbledon. E così fu. Era il 2008, vinceva il suo 4° torneo consecutivo a Parigi, e tutti lo attendevano al varco, sull’ erba britannica, contro Roger Federer, da 6 edizioni padrone assoluto di Wimbledon. Era una finale annunciata, meno lo spettacolo offerto: quella partita ancora oggi viene ricordata come una delle più belle di tuti i tempi. Dopo oltre 5 ore di gioco Rafa Nadal, al 5 set, batte lo svizzero, n.1 al mondo. Una vittoria che lo fa entrare di diritto nell’ olimpo del tennis, due mesi dopo diventa per la prima volta n.1 del ranking mondiale. Era nata una stella.

NADAL-FEDERER: UNA RIVALITA’ BIANCA – E’ universalmente riconosciuta come la sfida più accesa e spettacolare di sempre, ma non c’è mai stata vera rivalità, non come i media avrebebro voluto. Nessun Coppi-Bartali, McEnroe-Connor, Hamilton-Alonso. Due amici, due avversari leali. L’ ammirazione dello spagnolo verso Roger era tale che i primi tempi arrossiva al solo pensiero di palleggiarci insieme in allenamento. Eppure motivi per odiarsi ci sarebbero, eccome. L’ avvento di Nadal ha interrotto il regno incontrastato di Federer, da n.1 e di Wimbledon. Il computo degli scontri diretti è 18-10 per il maiorchino, ben 12-2 sulla terra rossa. Sono gli unici ad aver disputato ben 8 finali del Grande Slam contro, 6 vinte da Nadal di cui 4 al Roland Garros. Lo spagnolo ha trascorso la bellezza di 160 settimane consecutive da n.2 al mondo, alle spalle dello svizzero, 187 in totale. Eppure il loro rapporto dentro e fuori dal campo è di grande amicizia, stima e considerazione reciproca. Quasi impossibile da credere.

NADAL-DJOKOVIC: NEMICI GIURATI – L’età ravvicinata, 25 lo spagniolo e 24 il serbo, le 6 finali vinte consecutivamente da Djokovic nel 2011 contro Nadal, lo scettro di n.1 rubato lo scorso luglio da Nole. E, aspetto non trascurabile, i due proprio non si sopportano. Due caratteri diversi, esuberante ed eccentrico il serbo, grintoso e introverso lo spagnolo. Tutto sembrerebbe creato apposta per dar vita alla vera rivalità più grande di sempre. Già 31 i match disputati dai due, con un parziale di 17-14 per Nadal. Se fino al 2010 la sfida con Federer aveva rubato la scena a Nole, dalla passata stagione il serbo è il carnefice dello spagnolo. 6 finali su 6 vinte, di cui due in tornei del Grande Slam. A marzo, nel Master di Montecarlo, Nadal è tornato a vincere contro Djokovic: non vi riusciva da novembre 2010.

Per Rafa questa stagione è fondamentale. Ha dovuto prima smentire gli scettici che lo credevano capace di vincere solo sulla terra rossa, poi ha dovuto farsi largo dall’ ombra di Federer. Ora Djokovic l’ imbattibile, o quasi. La finale 2012 degli Australian Open, la più lunga della storia con quasi 6 ore di gioco e vinta dal serbo, ha ridato fiducia allo spagnolo, che ora nella parte di stagione a lui ideale ha già messo le cose in chiaro, vincendo a Montecarlo e Barcellona. E se dovesse ripetersi su erba e cemento, allora sì, il titolo di Re non potrà toglierlo nessuno.

Orazio Rotunno

Giornalista pubblicista, coordinatore presso SportCafe24 da oltre due anni. Amo lo sport in ogni sua forma e disciplina, raccontandolo con la voce di chi spesso non ne ha una, con un unico valore trainante. La verità: nel più profondo dei suoi significati.

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