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Milan, l’analisi di una squadra senza identità. E ora Allegri rischia

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MILANO, 16 SETTEMBRE – E’ vero, siamo solamente a campionato iniziato, e dopo tre sole giornate di campionato dare giudizi sarebbe molto spropositato e affrettato. Ma quella di ieri per il Milan è stata una botta in testa troppo forte per non far dolore. Soprattutto perché arriva in maniera totalmente inaspettata: la vittoria fuori casa, magari non convincente sul piano di gioco ma che di sicuro aveva momentaneamente rassenerato l’ambiente, alla seconda contro il Bologna per tre a uno induceva ad un cauto ottimismo gli uomini di Massimiliano Allegri. Fiduciosi di ottenere un buon risultato contro una comunque ostica Atalanta e di riscattarsi davanti al proprio pubblico dopo la grossa delusione alla prima di campionato a San Siro, contro la Samp (andata oggi a punteggio pieno, bravissimo Ferrara!). E invece nulla: in casa propria, i rossoneri non portano a casa né il bottino pieno né quello povero, venendo interamente saccheggiati dei punti in classifica da un’Atalanta in ottima forma. Anche le statistiche, nel pre-partita, dicevano Milan: i bergamaschi non vincevano contro i milanesi da tre partite. Un’altra statistica, però, risulta scoraggiante per i rossoneri, la cui nuova difesa senza Thiago Silva ha preso sempre gol nelle ultime 5 partite.E va subito vicinissima a render costante, per la sesta partita di fila, questa statistica quando, al 21esimo, Denis prende in pieno il palo difeso da Abbiati. In generale, Milan che ha il pallino del gioco ma attacca in maniera molto disordinata con tiri che non sanno né di carne né di pesce: prenda nota chi dovrà decidere del futuro di Massimiliano Allegri, che, con una squadra completamente rivoluzionata in negativo non sembra riuscire a da re una sua identità a questo Milan spaesato. L’episodio chiave a metà del secondo tempo, quando Cigarini trova un gran diagonale di sinistro su cui Abbiati non può farci nulla: 0-1 e un Milan, già disorganizzato di suo, sempre più confuso. Va più volte vicino al gol del pareggio, ma sempre su azioni fortuite e molto spesso individuali, con Boateng che cerca con esagerata irriverenza troppo spesso la conclusione, anche da distanze abissali, non centrando quasi mai lo specchio. L’Atalanta approfitta, ma non riesce a raddoppiare avendone spesso l’occasione, specialmente con Maxi Moralez e il neo entrato De Luca, molto propositivo. Il Milan va all’arrembaggio, ma deve arrendersi all’evidenza dei fatti: l’abitudine verso quel giocatore capace con una sola giocata di deciderti una partita, parlo ovviamente di Ibrahimovic, si sta ricontorcendo loro contro, ora che non c’è più una figura centrale in mezzo al modulo tattico di Allegri. Cosa che poi, come una reazione a catena, si riversa su tutta la squadra: giocatori come Boateng, capaci di far bene se la squadra gira bene intorno a loro, vivono solo di fiammate, rimanendo spenti per gran parte della partita. Nulla da fare, quindi: la partita finisce 0-1, e il Milan è già in crisi.

I PROBLEMI DEL MILAN – E quando i risultati non arrivano, la prima persona a cui si pensa per infiggerle la colpa del disastro è, ovviamente, il mister. Non una cosa del tutto fuori luogo in questo caso: Allegri non sembra incidere, non sembra metterci il suo in questa squadra. Ma come scusante per il mister toscano c’è proprio una squadra completamente smontata dei suoi elementi migliori, i quali non sono stati adeguatamente sostituiti. La difesa contiene numerosi elementi, ma nessuno davvero all’altezza di poter indossare la gloriosa maglia rossonera: malissimo Acerbi, di Bonera già è stata testata da tempo l’incapacità di rendersi all’altezza di una grande e Yepes spesso si lascia andare, quando è a disposizione, perdendo la concentrazione. Il centrocampo è quello che è (manca quell’uomo di qualità che non è di certo Montolivo e non è assolutamente De Jong, oltre al fatto che bisognerà vedere se Nocerino riuscirà a rimanere ai livelli dell’anno scorso), mentre l’attacco deve semplicemente essere composto in maniera diversa. Qui c’è la mano esagerata di Allegri, e forse è qui che gli si può dare qualche colpa: vabene gli infortuni, ma con Bojan, Pazzini, El Shaarawy e, quando saranno a disposizione, Robinho e Pato è un sacrilegio non giocare col tridente. Pazzini ieri ha infatti sofferto tantissimo il fatto di non ricevere neanche un pallone giocabile in attacco, e finchè si continuerà ad insistere su Boateng, giocatore che ha ancora molto da dimostrare al nostro calcio, continuerà a non riceverne, data la sua fastidiosa insistenza nel cercare l’azione personale. E’ un Milan che, insomma, nonostante la qualità degli uomini ristretta come giustificazione, ha pecche soprattutto tattiche.

ALLEGRI IN BILICO – E quindi ora Allegri rischia. Martedì la sfida con l’Anderlecht in Champions potrebbe già essere un’ultima spiaggia per lui. Tre partite giocate in casa, tre sconfitte: questo già potrebbe bastare per angosciare Adriano Galliani, i cui rapporti con Allegri, non è un mistero, non sono proprio di intima amicizia. Per ora è lo stesso Amministratore Delegato del Milan a salvare il posto del suo mister: “Non è assolutamente in discussione, deve rimanere sereno. Ora, dobbiamo pensare a tornare a vincere”, ha infatti detto Adriano Galliani. Giusto, forse è ancora troppo presto per dare colpe a quello o a quell’altro; ma l’avvio in campionato del Milan è di quelli da impallidire (non succedeva da 82 anni), e c’è bisogno al più presto di una svolta per il Club più titolato al Mondo. Che ora, senza Ibra e Thiago Silva, dovrà cercare una sua nuova identità che permetta ad un club tanto glorioso di riscattarsi non solo nel punteggio classificato, ma anche sul piano della dignità.

A cura di Giovanni Nolè

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