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Elogio del pragmatismo

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Ha giocato solo mezz’ora, la Juventus, sabato all’Olimpico contro la Lazio. In mezz’ora, nemmeno poi così male, i bianconeri hanno creato due occasioni, di cui una ha portato al gol di Cristiano Ronaldo che, ahilui, si è sbloccato. Poi ha cominciato a giocare la Lazio: più bella, cattiva, arrembante. Che ha corso di più ed ha giocato meglio. E no, lo diciamo subito a Sarri: l’espulsione non ha influito di un minimo su una partita che i biancocelesti meritavano di vincere e che hanno vinto. Non con un gol di scarto ma con due.

Dalla Juve ci si aspettava semplicemente di più, dopo il pari tra Inter e Roma che avrebbe riproiettato i bianconeri al vertice della classifica. Non è stato così ed in campo i bianconeri, che pure poco hanno cambiato quest’anno, tranne che l’allenatore, hanno faticato moltissimo. Contro Lazzari, un treno sulla fascia, contro Luis Alberto che, salito in cattedra, ha disegnato calcio, contro Milinkovic-Savic, prepotente e devastante tra un Bonucci demolito e un De Ligt addormentato. Anche nella peggior serata di Ciro Immobile, che sbaglia un rigore, lui che è gelido e freddo bomber. Ma la partita l’ha vinta, anche e soprattutto, Simone Inzaghi. L’ha vinta contro la Juve, contro il suo presidente, i detrattori e i critici. Il piccolo Inzaghi, cresciuto nell’ombra di Pippo, in panchina ha ribaltato il destino.

Elogio del pragmatismo

Ha vinto Inzaghi il pragmatico, contro il dogmatico, saccente e presuntuoso Sarri. Ha vinto la forza della solidità, contro le idee e la filosofia di un Sarri che ha sbagliato tutto quel che poteva sbagliare. A cominciare dai cambi che alla lunga hanno dato ragione ad Inzaghi, temerario nel lanciare dentro Caicedo a cinque dalla fine, che giustizia definitivamente la Signora. Di contro Sarri toglie il migliore, Dybala, per tenere Ronaldo, che ha palesato tutti i suoi ormai evidenti limiti nel calcio italiano, e inserire Higuain, che ha contribuito a riscaldarsi. Nella serata in cui Pjanic non perviene la Juve fatica e va in affanno, tra un equivoco tattico e l’altro. Alla Juve mancano idee, un paradosso, e forse manca pragmatismo. Insomma, manca Allegri.

Dall’altro lato Inzaghi si coccola i suoi, li carica, li gasa, cuce un gruppo che ha nella sua unione il vero punto di forza. E porta i suoi ad una storica vittoria, la terza contro la Juve in tre stagioni per lui: nessuno ha saputo fare né come né meglio del piccolo Inzaghi, di SuperSimo, che in panca dà lezioni a destra e a sinistra, ed anche al celebre fratello Pippo. Ora libera dall’Europa League, la Lazio di Simone Inzaghi, che ha allontanato ogni discorso sullo scudetto, pensa alla Champions. Ma con una sola competizione, la sensazione è che nulla sia precluso per i biancocelesti. Terzi a tre lunghezze dalla Juve, giustamente seconda. Il campionato è ancora lungo…

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