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Ronaldo non è la Juve
Sta facendo discutere, molto, negli ultimi giorni, Cristiano Ronaldo. Una cosa insolita per chi, come lui, da alieno tra la gente normale, è spesso abituato ad andare oltre i limiti della fisica. E, giocoforza, sul banco degli imputati, per una parte dei sedicenti giudici, è finito Maurizio Sarri. Una doppia sostituzione la goccia che ha fatto traballare un vaso, quello costosissimo di CR7, sempre fragile per uno abituato a non sentirsi in discussione.
Un cambio contro la Lokomotiv, peraltro decisivo; un altro contro il Milan, ieri sera, ancora decisivo. Mentre Cristiano non incide, si lamenta col suo allenatore ed anzi, lascia anzitempo lo stadio. La critica, con lui mai palesatasi, ha cominciato invece a venir fuori. Noi, che non discutiamo né critichiamo il giocatore, sarebbe da eretici, ci dissociamo. Ma, perentoriamente, ribadiamo che Cristiano Ronaldo non è la Juve.
Vincere, tutti insieme, è l’unica cosa che conta
Alla Juventus sono passati campioni su campioni: il mantra è stato ed è sempre uno solo. Vincere, è l’unica cosa che conta. Più dei singoli, più delle individualità, nonostante gran parte delle vittorie juventine, soprattutto negli ultimi anni, nascano perlopiù da intuizioni di singoli che, diciamolo, quando c’è da togliere le castagne dal fuoco, fanno la loro parte. E questa è, aperta parentesi, la differenza tra Juve e resto della A. Ma Cristiano, per quanto pazzesco, per quanto stratosferico, per quanto incontestabilmente abituato ad essere l’epicentro delle sue squadre, non è la Juventus.
Da apprezzare, in questo caso, la linea della società e soprattutto del suo allenatore: gestire Cristiano, cosa non facile, per i momenti realmente decisivi e gestirlo per quel che è. Pur sempre un alieno, ma di trentaquattro anni. Stratosferico, non più brillante come qualche anno fa, ma sempre incisivo, determinante. Non segna ancora con continuità, è vero. Ma sarebbe assurdo discuterlo per questo, così come sarebbe assurdo per lo stesso Cristiano pensare che la Juve sia stato una sorta di passo indietro. Perché, oggettivamente, non lo è. E Cristiano, che la sua la dice sempre, tornerà ad essere devastante.
Ma deve prima accettare un presupposto: la Juve non è lui. E non sarà mai nessuno, oggi e sempre. A Torino vincere è l’unica cosa che conta. Oltre i singoli, oltre i valori terrestri. E dunque, per coerenza, anche alieni…