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Erling Braut Haaland, il centravanti di domani

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Ha diciannove anni, compiuti lo scorso mese di luglio, e quindi la carta di identità non tradisce: Erling Braut Haaland è il centravanti di domani. E probabilmente un potenziale, futuro Pallone d’Oro. L’ha fatto vedere tutto nell’arco di due mesi e l’ha ribadito martedì, quando ha letteralmente preso a schiaffi il Genk realizzando una tripletta all’esordio in Champions League, la massima competizione europea per club. Il Salisburgo (nel girone con Napoli e Liverpool), intanto si gode il suo centravanti-capocannoniere momentaneo. E c’è chi giura di averlo incontrato in auto, in settimana, con la musichetta della Champions a tutto volume. Chissà, forse per caricarsi, per gasarsi. L’uomo di ghiaccio, che non tradisce un’emozione, è fatto così.

Il centravanti del futuro

In estate, contro l’Honduras, con la maglia della sua Norvegia ha realizzato 9 gol in una singola partita, riscrivendo praticamente la storia del Mondiale di categoria. E andando oltre le categorie, e le etichette soprattutto: il baby-fenomeno norreno, praticamente un troll di 195 cm e da una forza fisica impressionante, può permettersi di stare al tavolo in una ristrettissima cerchia di poco più (o meno) di diciottenni capaci di realizzare una tripletta alla sua età, esordienti in Champions League. Haaland, dicevamo, ci è riuscito, come Rooney nel 2004, a diciotto anni. O come Van Basten, nell’ormai lontano 1992-1993. Insomma, parte della storia del calcio dell’ultimo trentennio. In 9 partite totali in questa stagione i gol sono 17: una facilità disarmante di vedere la porta. E la Norvegia gongola e se lo gode. A buona ragione.

Diciannove anni che nel corpo non si vedono: Haaland sembra una macchina, grossa ma agile, potente ma flessibile. Per nulla macchinoso ha la sua più grande virtù proprio nella corporatura. Utilizzata al meglio delle proprie possibilità, con macchinosità e apparente goffaggine, ma in maniera molto, molto efficiente: adattandolo ad ogni situazione. Non è un caso che contro il Genk ha praticamente divorato cinque metri al difensore costretto a marcarlo e, con un passo lungo ma cadenzato, è riuscito a servire il proprio compagno che ha messo comodamente in rete. Il segreto di Haaland è l’equilibrio, capace di tenere insieme un corpo così grosso ed ingombrante, con le capacità tecniche e balistiche necessarie per fare la differenza. E la differenza la fa facendo gol in ogni maniera, di testa e di piede, con una straordinaria forza.

Il centravanti del futuro? Probabilmente sì, se continuerà su questa strada e a migliorarsi. O a caricarsi, con la musica della Champions…

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