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Champions, Yes weekend! La solitudine provinciale
Sullo sfondo i volti, poi diventati noti, di quelle voci che per generazioni hanno tenuto compagnia a milioni di appassionati del calcio in tutta Italia, dalla Valle d’Aosta alla profonda Sicilia. Al caldo e al freddo, dalla Serie A alle categorie inferiori, persino durante i Campionati del Mondo: da quel minuscolo marchingegno usciva tutta quella passione e amore per lo sporto più popolare del mondo. Lo si viveva come un rito, la domenica alle ore 15, guai a chi toccava quella tradizione.
Si organizzava il pranzo prima che avvenisse il fischio d’inizio, poi tutti sintonizzati su “Tutto il calcio minuto per minuto” che apriva la trasmissione con quella celeberrima musichetta ancora oggi nelle nostre orecchie, e poi via! Una magia, un incantesimo lentamente svanito, prima dall’avvento della pay tv, poi da quel calcio spezzatino che ha ammazzato il rituale domenicale, ma riempito le tasche dei club, soprattutto dei più potenti.
Quella studiata dal Presidente dell’Uefa Ceferin e da Andrea Agnelli sarebbe però la mazzata definitiva al calcio di un tempo, soprattutto a quello di provincia, che si vedrebbe usurpato della sua tradizione, della possibilità di seguire la propria squadra del cuore, soprattutto allo stadio. L’idea è quella di ribaltare il mondo, invertire una rotta che prosegue diritta da oltre 60 anni: la Champions League, nel suo nuovo formato, si giocherebbe durante il weekend. Tutto il resto, in settimana, mentre si lavora e si va’ a letto presto per poter riprendere le forze in vista della giornata seguente.
Un bene enorme per i soliti grandi club europei, che vedrebbero schizzare alle stelle i diritti tv, botteghini e sponso al sabato e alla domenica per i loro grandi match, ma ucciderebbero definitivamente l’appeal dei campionati, dalle massime categorie sino a quelle inferiori. L’idea è di mantenere 32 squadre come oggi, ma suddivise al contrario: con 4 gironi appena, ma da 8 squadre: così si disputerebbero ben 14 incontri anziché sei, fate un po’ i conti e immaginate i guadagni che deriverebbero da questo incremento di match, per una competizione che già aveva eclissato negli ultimi anni qualsiasi cosa al suo cospetto, Europa League inclusa.
E invece, dopo l’ufficialità dell’avvento di una terza competizione ufficiale dal 2021, ecco quella che sarebbe la più folle delle idee: chi lo dice ora a milioni di appassionati che la domenica non si gioca più? Che è riservata solamente ai pochi fortunati che hanno una squadra in Champions?
Il calcio dovrebbe essere di tutti, invece diventa lo specchio di una società che fa sempre più figli e figliastri, accrescendo il divario fra ricchi e poveri, forti e deboli, tra chi si può permettere qualsiasi cosa e chi invece, viene anche privato di una delle poche gioie della vita. La più sana, la più strumentalizzata.
Con buona pace della radio, dei pranzi domenicali anticipati, della domenica allo stadio.