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Jovetic, Cuadrado, Balotelli: la Serie A elemosina i figlioli prodighi

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Stevan Jovetic e Juan Guillermo Cuadrado

A volte ritornano. Spesso, anzi sempre, dopo aver fatto flop all’estero. Il mercato 2015 delle principali società italiane sta infiammando i tifosi per il ritorno in Serie A di campioni del calibro di Jovetic e Cuadrado, solo pochi anni fa protagonisti nella massima competizione nazionale. La triste verità vede invece il nostro campionato costretto a mendicare gli avanzi delle grandi squadre che un tempo avevano malauguratamente deciso di puntare su qualche gioiellino made in Italy, almeno calcisticamente.

COLPI VIOLA – L’arrivo di Jovetic a Milano può essere un colpo al cuore per i tifosi della Fiorentina, molto affezionati alle qualità del montenegrino che avevano coccolato prima della partenza al Manchester City. L’esperienza con i Citizens non è stata per niente soddisfacente per Stevan, costretto ad accettare il corteggiamento dell’Inter in quella che per il momento è di sicuro una retrocessione per la carriera del calciatore. Jovetic ha fatto impazzire i suoi tifosi con il gol all’esordio, ma resta comunque un avanzo di un campionato innegabilmente superiore al nostro. Partito per l’Inghilterra per la cifra di 30 milioni, torna in Italia a testa bassa con un’operazione da 15 in tutto. Il suo valore si è dimezzato in soltanto due anni. Sempre meglio di Cuadrado, che ha lasciato la Fiorentina soltanto sei mesi fa per raggiungere Londra (sponda Chelsea) con un affare che ha portato 31 milioni nelle casse dei viola e il prestito di Salah. In mezza stagione il colombiano è stato scartato dai Blues, che hanno deciso di piazzarlo in prestito alla Juventus. Gran colpo? Può darsi, per il nostro campionato. La verità è che Cuadrado, come Jovetic, è un avanzo della Premier League.

OCCASIONE ROSSONERA – Il re degli addii all’Italia con promesse mai mantenute è senza dubbio Mario Balotelli, che in questi giorni ha firmato con il Milan per tornare in rossonero in prestito gratuito. Una manna dal cielo per i rossoneri, che soltanto un anno fa avevano incassato 20 milioni per spedire l’attaccante a Liverpool. Il bresciano tra l’altro aveva già fatto sorridere Milano andando oltre la Manica, quando aveva portato nelle casse dell’Inter di Moratti 30 milioni di euro cash per volare al City. Affare di cui la squadra di Manchester si è pentita, tanto da rimandare in Lombardia SuperMario per 10 milioni in meno. Respinto dall’Europa che conta, anche Alessio Cerci ha deciso di tornare in Italia per cercare di rinascere. I 15 milioni spesi dall’Atletico Madrid non hanno convinto gli spagnoli a tenerlo per più di mesi, che appena hanno potuto lo hanno rispedito in Serie A per prendere Torres. Il Milan parlava soddisfatto di affare, ma la minestrina scaldata Cerci non ha mai placato l’appetito della piazza rossonera.

IBRA E SHEVA – Campionissimi in Serie A, anche Shevchenko e Ibrahimovic hanno scelto di tornare nel campionato italiano nei momenti più difficili delle loro carriere. L’ucraino tornò al Milan in prestito gratuito due anni dopo essere andato al Chelsea per 43 milioni, in un’esperienza inglese da dimenticare. Non che il ritorno in Italia sia mai stato ai livelli della prima parentesi rossonera, ma il dietrofront dei londinesi fece scalpore. Ancora più particolare la storia di Ibra, che lasciò l’Inter di Mourinho per andare al Barcellona alla ricerca della sua prima Champions per 45 milioni più il cartellino di Samuel Eto’o. La convivenza con Messi e compagni non fece per nulla bene a Zlatan, che tornò a Milano dodici mesi dopo venendo pagato 30 milioni, stavolta dalla sponda rossonera. Moratti ringrazia ancora quell’operazione, ma la tendenza non è cambiata. L’Italia continua a riprendere gli scarti delle big europee cercando di sfruttare il loro feeling con la Serie A. Se Jovetic in Premier è un esubero e in Italia è decisivo un motivo ci dovrà pur essere.

Sono Davide Terraneo, studente di 19 anni diplomato al liceo classico. Ho praticato tennis, calcio e atletica e sono un appassionato di ciclismo. Da maggio 2014 sono un arbitro FIGC. Scrivo per passione e per raccontare le emozioni e i valori che lo sport trasmette a chi lo pratica e a chi lo segue.

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