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Troppi stranieri: Sacchi attacca l’Inter, ma non sa che cos’è

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Arrigo Sacchi

A distanza di tre mesi dallo sfogo che gli guadagnò la patente – assurda – di razzista (“L’Italia è ormai senza dignità né orgoglio perché fa giocare troppi stranieri anche nelle Primavere: nei nostri settori giovanili ci sono troppi giocatori di colore“), Arrigo Sacchi torna sull’argomento-stranieri correggendo il tiro e restringendo il bersaglio: non più l’Italia intera, ma una squadra e solo quella. “L’ultima volta che abbiamo vinto una Coppa dei Campioni – ha dichiarato l’ex-ct della Nazionale a margine della presentazione di un suo libro – è stata con l’Inter, dove non c’era nemmeno un italiano: questa è assolutamente, a parer mio, una vergogna. Purtroppo qui pur di vincere venderemmo l’anima al diavolo“.

Arrigo Sacchi ai tempi del Milan

Arrigo Sacchi ai tempi del Milan

Parole pesantucce, insomma, ma opinione rispettabile. Questa volta, però, il grande Arrigo va oltre la critica, e dopo il veleno c’è spazio pure per il miele: “È tornato il sole sul calcio italiano grazie alla Juventus, e speriamo che questo sole renda al calcio italiano ma anche all’altra Italia. E’ successo dopo tanti anni bui – conclude Sacchi forzando un po’ il concetto – visto che erano 5 anni che non arrivavamo neanche ai quarti”. A dire il vero le cose non stanno proprio così: qualche raggio di sole, infatti, si era visto anche due anni fa, nel 2012 e nel 2011, quando ai quarti di finale della massima competizione europea erano approdate la stessa Juventus, il Milan e l’Inter. La sostanza del discorso, però, non cambia: che è stato un lustro di pane e cipolle è sotto gli occhi di tutti, e sulle cause della sciagura Arrigo Sacchi ha le sue legittime – ancorché discutibili – idee.

E tuttavia, cosa “diavolo” c’entra l’Inter? Perché tirarla in ballo? Sacrosanta o meno che sia, l’invettiva autarchica dell’ex-ct può essere rivolta a tutte le società di calcio del Belpaese, infatti, tutte tranne una: quella che si chiama Internazionale, e che ha l’amore per il mondo nel Dna. “Questa notte splendida – scriveva Giorgio Muggiani il 9 marzo del 1908, data di nascita del sodalizio milanese – darà i colori al nostro stemma: il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo. Questa è la storia (molto bella, se pensate che fu scritta in anni in cui il Vecchio Continente covava ben altri sentimenti), questa è l’identità. Certo, può piacere oppure no – a Mussolini, ad esempio, non piaceva, e impose ai nerazzurri il nome di “Ambrosiana” – e tuttavia sarebbe opportuno conoscerla e rispettarla. Soprattutto a certi livelli.

Morale della favola? Criticare l’Internazionale perché ha troppi stranieri è semplicemente grottesco, è come accusare un vegetariano di mangiare troppa verdura, ma per Sacchi non fa una piega. D’altra parte, lo si può capire: lui è del Milan, che diavolo ne sa?

Enrico Steidler

 

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