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Playoff Nba: l’analisi delle semifinaliste

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Lebron James e i suoi Cavs hanno passato il primo turno

Una manciata di ore fa la barba di Harden ha messo la pietra tombale sulla stagione dei Dallas Mavericks ed eccoci qua: le prime quattro semifinaliste dei playoff sono state decretate, 2 ad Est e 2 ad Ovest, ognuna con le proprie caratteristiche e le sue sfumature; la redazione di SportCafe24 ha deciso di analizzarle per voi: enjoy!

CLEVELAND CAVALIERS – La squadra di Lebron James, come da previsione, ha disposto senza problemi dei giovani Boston Celtics che hanno fatto anche una bella figura, ma che obiettivamente non avevano le armi per opporsi alla cavalcata del Re verso il titolo. LBJ è stato superlativo, Irving altrettanto e si è finalmente vista la leadership di David Blatt soprattutto nei timeout decisivi, però durante gara 4 c’è stata la porcheria di Olynyk che ha (quasi sicuramente) posto fine alla post-season di Kevin Love: va detto che l’impatto dell’ex Minnesota non è stato affatto determinante né per la regular season né per il passaggio di questo primo turno, tuttavia il californiano rimane un All Star in grado di essere decisivo su singola giocata. Servirà che le due prime punte di Cleveland aumentino ancora di più i giri del loro motore e soprattutto che i vari veterani messi assieme durante l’Estate facciano vedere di meritarsi lo stipendio sopperendo all’assenza del numero zero al meglio possibile.

Numeri impressionanti per Steph Curry nella serie con i Pelicans

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WASHINGTON WIZARDS – Paul Pierce. Basterebbe il nome di questo straordinario campione per commentare il primo turno dei capitolini che hanno schiantato senza mezzi termini i Toronto Raptors, deludenti quant’altri mai. Otto Porter sembra finalmente essersi ricordato come si gioca, Wall è un franchise player con la “F” maiuscola e Beal sta migliorando sempre più; l’unico dubbio riguarda Randy Wittman, il coach, che è apparso più di una volta inadeguato al suo compito nel corso della stagione dove non ha mai saputo ribaltare i vari momenti negativi dei suoi ragazzi. Per ora i maghi si godono il successo, ma d’ora in poi servirà qualcosa di veramente speciale per andare avanti, a partire dalla panchina.

HOUSTON ROCKETS – Facilitati dall’infortunio di Parsons e dalle tensioni legate a Rajon Rondo, i texani hanno avuto la meglio dei propri cugini biancoblù, merito soprattutto di James Harden e di Dwight Howard, finalmente apparso su buoni livelli sia a rimbalzo che al tiro. Anche in questo caso le uniche perplessità riguardano la figura di Kevin McHale, una leggenda del gioco, ma al contempo un allenatore parecchio monocorde e poco incisivo dal punto di vista tecnico-tattico. Inoltre gli infortuni di Beverley e di Motiejunas complicano molto le rotazioni dei Rockets, che tuttavia hanno a disposizione un roster molto profondo e si affacciano alle semifinali di conference con più di qualche legittima ambizione al titolo Nba.

GOLDEN STATE WARRIOS – C’era bisogno di un solido Steph Curry per avere la meglio di quel mostro a 3 teste chiamato Anthony Davis e il folletto da Davidson ha risposto presente, diavolo se l’ha fatto! Tante conferme per i ragazzi di Steve Kerr, soprattutto sotto il punto di vista della freschezza fisica : Bogut ha giocato tanto e bene, così come Green, Iguodala, Barnes e, ovviamente, l’ineffabile Klay Thompson. Tutto è filato liscio come l’olio e se giocano così non è detto che il copione possa ripetersi ancora a lungo da qui a Giugno…

Jacopo Bertone (@JackSpartan92)

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