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E’ tornata la Pazza Inter: rimonta e auguri di Buon Natale ai “mazzarriani”

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Rodrigo Palacio arruolabile

E’ pazza, ma proprio per questo è ancora più bello tifarla: dopo un primo tempo da incubo, l’Inter rimonta la Lazio e agguanta un pareggio che sa di vittoria, per il carattere dimostrato e per la voglia di fare che ha contraddistinto i nerazzurri. Resta l’amaro in bocca per la mancata vittoria, ma riuscire nel ribaltone completo sarebbe stato da sogno, mentre invece Mancini è costretto a restare nella realtà. Realtà che però è un po’ meno nera rispetto al passato: i punti dal terzo posto sono ancora tanti (6), ma questa squadra ha dimostrato di avere gli attributi per giocarsela con chiunque, anche a costo di buttare il cuore oltre lo steccato e recuperare da un passivo pesante – e forse immeritato – rimediato nei primi 45 minuti. Al carattere però bisogna aggiungere qualità, e qui entra in gioco la società che dovrà accontentare il mister nelle sue richieste: perché il terzo posto, seppur difficile, non è utopia, soprattutto se le altre là davanti continuano a procedere così a singhiozzo.

PRIMO TEMPO DA INCUBO, SCELTE TECNICHE (IN)COMPRESE – In una squadra in fiducia i giocatori possono disputare ottime partite anche se fuori ruolo, in una appena uscita dalla crisi e ancora impaurita è meglio andare sul sicuro. Questo è uno dei dettami base del calcio, ignorato stasera da Mancini che ha insistito nel provare il 4-3-3 a costo di schierare due terzini contemporaneamente: risultato? Dodo in crisi e Nagatomo costretto a correre per due. Nel secondo tempo, con il ritorno al 4-3-1-2 si è tornati a vedere un’Inter apprezzabile, sia dal punto di vista del gioco (che tutto sommato non era difettato neanche nel primo tempo) che dal punto di vista della pericolosità sottoporta. Ennesimo segnale alla dirigenza per ottenere le pedine giuste sul mercato o mossa tattica mal riuscita? Ai posteri l’ardua sentenza, ma i nerazzurri hanno buttato un tempo e hanno rischiato di uscirne con le ossa rotte.

Mateo Kovacic, autore di un fantastico gol al volo

Mateo Kovacic, autore di un fantastico gol al volo

SECONDO TEMPO DA FAVOLA, DA QUI SI DEVE RIPARTIRE – Pronti via e nei secondi 45 minuti la partita sembra essere totalmente cambiata: sarà la strigliata del Mancio nello spogliatoio, sarà il summenzionato cambio tattico, ma l’Inter è più cattiva, più convinta e soprattutto più pericolosa. Kovacic è libero di inventare e guidare la squadra, Palacio è sgravato da compiti difensivi e Medel da equilibrio alla squadra. Nel finale sembra quasi che i nerazzurri possano vincerla, ma forse è chiedere troppo da una squadra così “povera” tecnicamente: si ringrazia comunque per il carattere dimostrato. Carattere, proprio quello che mancava ella squadra della precedente gestione: buone feste ai gufi nostalgici di Mazzarri (sono pochi ma ci sono) e più in generale a chi aspetta la prima occasione per criticare e fischiare questa squadra. L’Inter è sulla buona strada, basterebbero un paio di innesti azzeccati e la spinta costante del pubblico per farla tornare grande. Il boato di San Siro stasera si è fatto sentire nel momento di massimo sforzo, ma bisognerebbe prolungarlo per tutti e 90 i minuti, non alzare la voce solo quando la squadra riesce da sé a risollevarsi.

NOTE A PIE’ DI PAGINA – Kovacic è un fenomeno. Non solo per il gol che ha fatto, ma per la sua capacità di influenzare la squadra con la sua prestazione: entra in partita lui è i problemi dell’Inter si risolvono. Guarin porta più danni che benefici: forse è un problema ambientale, forse è il pubblico che al primo errore lo riempe di insulti. Ma la verità è una sola: se sbagli dei palloni facili facili per mandare i compagni in porta non sei un giocatore da Inter. Anche stasera due occasioni ghiottissime per fornire l’assist vincente e due palloni scaraventati con troppa potenza sul fondo. Icardi se lavora per la squadra non segna e se segna non lavora per la squadra: in ogni caso è un attaccante incompleto da questo punto di vista, benché sia un classe ’93 e abbia ampi margini di miglioramento. Bonazzoli è un prospetto interessante: il  baby (classe ’97) della Primavera di Vecchi ha potenzialità d’oro: Federico ha rotto il ghiaccio con il calcio dei grandi e sembra pronto a ritagliarsi uno spazio un po’ più importante nell’Inter del futuro. Chissà che per una volta non si decida di crescere in casa il ragazzo, puntando su di lui e magari gioendo per la sua definitiva consacrazione: l’ultima volta che è successa una cosa del genere c’era proprio Mancini in panchina e il giocatore si chiamava Mario, diventato poi Super sul campo del Meazza prima di rinnegare la maglia e prendere una strada diversa. Palacio si è sbloccato: se non si incepperà più allora il destino di questa Inter potrebbe cambiare.

Jacopo Gino

Classe '94, studente presso la facoltà di giurisprudenza di Torino. Aspirante giornalista, cerco di unire qualità nella scrittura, nuove idee e, quando serve, una buona dose di ironia. Perché leggermi? Perché non scrivo mai cose banali e cerco sempre di proporre nuovi spunti interpretativi sui temi di cui parlo

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