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Elezioni regionali: perchè il PD vince ma non convince

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I NUMERI NON CONTANO- Prima di stracciare tutte le vesti che ci sono rimaste- andando avanti di questo passo- affezionati lettori vi rammento che a Matteo Renzi, il numero degli elettori non interessa affatto. Vince chi ha la miglior percentuale, perchè le regioni si governano anche rappresentando 1/3 degli elettori.  Fine della storia. Questo è il verdetto delle elezioni regionali

PERSI OLTRE 700MILA VOTI– L’ Emilia Romagna è divenuta eclatante sintomo di una malattia : la “renzinite”.  Ci sono numeri significativi, che arrivano da una regione esempio di partecipazione civile, di benessere diffuso-anche se ora un pò meno- senza sostanziali diseguaglianze. Dove si è realizzata l’economia sociale di mercato , con il modello cooperativo. Che ha avuto anch’esso delle cadute. Ma tutto ciò  è antitetico a Renzinator. Anzi ciò che il premier detesta. Perchè non si può spiegare tutto con la disaffezione alla politica.
In Calabria dove l’astensionismo è di casa, l’affluenza tra le scorse europee (45%) e le elezioni regionali (44%) è stata pressoché stabile. Il Pd perde “solo” 82mila voti. Addirittura in aumento di 23mila rispetto alle elezioni regionali del 2010, che videro vincitore il candidato del centro destra Scopelliti . Sarà forse un caso ma il candidato PD  Gerardo Oliverio è espressione della cosiddetta minoranza. Comunque un’ altra bella bandierina. Paradossalmente da quando la sinistra non è più rossa, solo Lombardia e Veneto rimangono al centro destra. A dimostrazione che l’obiettivo di intercettare il voto del competitor Berlusconi sta riuscendo.

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Elezioni regionali: congelati i voti dei sindacati

IL CASO EMILIA – A queste elezioni regionali, è andato a votare il 38% degli aventi diritto. Praticamente la metà di coloro, che votarono per le europee. E già sappiamo che gli italiani non sono mai stati entusiasti di Bruxelles,checchè ne dica l’agiografia nostrana. Nella rossa- rossa Emilia, terra di Landini e del festival dell’Unità con le salamelle, senza il menù vegetariano, lo scolorimento non è andato giù.  Rispetto a solo qualche mese fa il PD lascia sul terreno 677mila voti.

L’ANTISINDACALISMO NON PAGA– Le ragioni sono molte ma non fisiologiche, come si affannano a spiegare i renziscones. Altrimenti Forza Italia e l’ex Cav sarebbero da un pezzo a percentuali da rappresentanza simbolica. Stefano Bonacini (che non è arrivato nemmeno al 50%) è un altro di quelli illuminati sulla via di Damasco. Passando da Bersani a Renzi. Senza nemmeno un travaglio intellettuale, anche quando non ha ritirato la candidatura alle primarie– come ha fatto il concorrente dopo essere stato raggiunto da un avviso di garanzia insieme a quasi tutto il Consiglio regionale- per la vicenda dei rimborsi spese. Insomma si può anche legittimamente pensare che l’offerta politica sia stata insufficiente per scomodarsi , soprattutto con un vincitore annunciato.  Però ci sono anche gli 800mila iscritti alla Cgil regionale, che non credo abbiano apprezzato il sillogismo  Camusso = Salvini. Nè che si tolga il finanziamento ai patronati. Nemmeno il governo di Silvio fu così esplicitamente antisindacale.

VOTI CONGELATI – Per una volta Pierluigi Bersani  l’ha vista giusta. Affermando che gli elettori piddini. durante queste elezioni regionali, si sono autosospesi  perché  la sinistra radicale non ha  ottenuto un grande successo. Ma sbaglia quando pensa, che non vogliano la scissione. Il punto è che l’ecosistema alternativo al PD, non ha leadership attorno al quale raccogliersi. Insomma lo Tsipras italiano ancora non esiste. Visto che Maurizio Landini ha già declinato ogni invito. Così i disagiati della sinistra-sinistra, percepiscono  SEL ancora come una stampella dei democratici, la lista Tsipras un coacervo di intellettuali e  gli ambientalisti non si capisce che fine abbiano fatto.

HASTA LA VICTORIA ROSY – La “renzinite”  è ormai conclamata, visto che 33 deputati del PD hanno fatto il gesto dell’ombrello al momento di votare il Jobs Act.  In Senato- dove la maggioranza è ridotta- potrebbero esserci  problemi più seri per l’approvazione. Nel frattempo si fa avanti una giovane promessa, tale Rosy Bindi,  paladina del partito della scissione.Con un originalissima proposta: Ulivo 2.0 Ecco come ci siamo ridotti, con la sinistra popolare rimasta  in letargo, Hasta la Victoria Rosy..

Autore della rubrica Fuoridaidenti , sul sito SportCafè24 e di Politically Uncorrect per Radio Cogito. Articolista "interista" per Blasting News. Scrittore latente , ha pubblicato un racconto breve tra il noir ed il paranormale, "Per un giorno. Un giorno soltanto".

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