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Di Vaio si ritira: le tappe fondamentali del viaggio

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Marco Di Vaio si ritira
Marco Di Vaio ai tempi della Lazio

Marco Di Vaio ai tempi della Lazio

675 partite, 259 goal, 11 squadre cambiate, 7 trofei conquistati, 14 presenza in Nazionale: questi i numeri della fantasmagorica carriera di Marco Di Vaio, bomber giramondo tanto efficace quanto sottovalutato, conclusasi ufficialmente nella giornata di ieri perchè è vero che a 38 anni si può giocare ancora alla grande (Totti docet…) ma non esiste solo il calcio nella vita; Vi raccontiamo le tappe fondamentali del lungo percorso dell’attaccante romano, che ha lasciato un buon ricordo in ogni posto dove è stato, conquistando con mentalità operaia e classe sopraffina il cuore di tutti i tifosi.

LA LAZIO E ZEMAN – Cresciuto nelle giovanili biancocelesti, Di Vaio trova spazio a partire dalla stagione 94-95, quando mister Zeman gli concede di scendere in campo in 13 occasioni, non poche per un ragazzo di 18 anni, venendo ripagato con 3 goal: il primo, contro il Padova all’Olimpico, rimarrà sempre nella memoria di Marco così’ come i colori laziali, che non ha mai fatto mistero di amare in maniera particolare, lui che nella stagioni successive rifiutò in più occasioni la Roma.

L’ESPLOSIONE A SALERNO – Dopo due anni agrodolci tra Verona e Bari, è con i granata che Di Vaio esplode definitivamente conquistandosi lo status di titolare inamovibile a suon di goal: 21 nella stagione della promozione in Serie A, 12 in quella della conferma ad alti livelli, per altro fallita se è vero come è vero che la Salernitana a fine anno retrocede, ma non tutto è perduto…

GLI ANNI D’ORO A PARMA – Viene acquistato dal Parma, società in grande ascesa della massima serie, che gli permetterà di fare il salto di qualità definitivo e di conquistare trofei prestigiosi come la Coppa Italia e la Supercoppa italiana, i primi nella carriera di Di Vaio, che non è alto, non è grosso, non è il più veloce di tutti, ma vede la porta come nessuno e questo nel calcio conta : 56 reti in 3 anni, numeri da capogiro per uno che era stato etichettato come “deludente”, invece il guastatore classe ’76 si dimostra all’altezza dei grandissimi e si specializza nelle azioni di contropiede, concluse sempre con il mortifero piede destro con cui Marco è in grado di eseguire tanto semplici tap-in quanto micidiali saette dal limite dell’area.

LA JUVE E L’EUROPA – Nel 2002 lo sceglie la Juve, che gli regala uno Scudetto e una Supercoppa italiana, ma l’esperienza in bianconero non decolla mai del tutto ed ecco che si presenta l’occasione Valencia, con la quale Di Vaio si porta a casa una Supercoppa europea. Dopo diversi diverbi con l’allenatore, si opta nuovamente per un trasferimento altrove e si sceglie il principato di Monaco, con risultati a dir poco modesti…

ARRIVA IL ROSSOBLU’ – Il Genoa ha bisogno di un bomber per tornare in serie A e Marco risponde presente, centrando ancora una volta l’obiettivo. Il presidente Preziosi, si sa, è incline al cambiamento ed ecco che Di Vaio cambia maglia, ma non colori: si trasferisce al Bologna, squadra interessante ma un po’ in difficoltà. Per 4 anni è l’anima, il cuore e la bandiera di un’intera città, indimenticabile la doppietta con cui stende la Juventus, ex-fidanzata con cui era rimasto in rapporti più che scricchiolanti, e non è un caso se una volta abbandonata l’Emilia c’è voluto poco perchè la squadra salutasse la massima serie, orfana del suo capitano.

INFINE IL CANADA – L’ultima tappa del viaggio è il Canada, con cui ha avuto modo di dividere lo spogliatoio con Nesta e Ferrari, ex avversari di mille battaglie sui campi di Serie A, ma ormai erano lontani gli anni d’oro e Di Vaio ha scelto di smettere: ogni appassionato di calcio non potrà che essere triste perchè di calciatori così e soprattutto di UOMINI così non se ne vedono più molti sui rettangoli verdi, la priorità va al denaro e alla notorietà, non al gonfiarsi della rete o al sudore della maglia; Onore a Marco quindi, che con la sua classe e la sua intelligenza si è sempre distinto in oltre 20 anni di professionismo: chissà che non lo attenda un futuro da dirigente..?

Jacopo Bertone (@JackSpartan92)

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