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Sivori e Tevez, la Vecchia Signora e i suoi amanti

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Carlos Tevez: Allegri potrebbe utilizzarlo come trequartista nel nuovo 4-3-1-2

Immaginate di essere dentro ad una macchina del tempo, ma il tempo stesso non c’è, si è fermato. Due storie da raccontare, due campioni dello sport a confronto, il passato ed il presente si uniscono in un unico racconto. Tutto questo, e molto altro, in “Ritorno al futuro”, la nuova rubrica del mercoledì di SportCafe24.

Se avessero potuto, Omar Sivori e Carlos Tevez si sarebbero guardati negli occhi e avrebbero sorriso

Se avessero potuto, Omar Sivori e Carlos Tevez si sarebbero guardati negli occhi e avrebbero sorriso

TANGO ARGENTINO – Il calcio è un po’ come il tango: l’eleganza dei passi lascia spazio alla passione travolgente, folle, senza regole. La precisione di ogni movimento si sposa perfettamente con la caotica irrazionalità del numero dieci, leader e primadonna. Il bianco ed il nero sono la romantica espressione di un calcio che non c’è più ed il tratto distintivo di due campioni che hanno acceso ed accendono la Serie A. Se avessero potuto, Omar Sivori e Carlos Tevez si sarebbero guardati negli occhi e avrebbero sorriso: un’unica donna, una Vecchia Signora, avrebbe allungato la mano e li avrebbe invitati a danzare. Non avrebbero litigato per un amore condiviso, ma l’uno si sarebbe rivisto negli occhi dell’altro. Un po’ si assomigliano, un po’ no.

OMAR SIVORI, IL RE – Maledetto Cabezon. I personaggi più pazzi sono sempre i più amati. Il carattere di Sivori celava un sole ed una luna: i raggi signorili della stella più luminosa splendevano in ogni suo dribbling, in ogni suo gol, ma poi calava la notte, improvvisamente, senza preavviso. Il sorriso dell’argentino si trasformava in un attimo in uno sguardo nervoso, furente, pronto ad una rissa. Sivori provocava, giocava con l’orgoglio del difensore che aveva di fronte. Umiliava chi non era alla sua altezza. Sivori era un re che trattava male i suoi avversari, ma in fondo era timido, molto introverso. Non aveva due piedi, ma uno solo, il sinistro. Il destro era un dettaglio da tralasciare, un pennello con il quale evitare di dipingere anche i quadri più semplici. Con la maglia della Juventus vinse tutto in Italia, ma in Europa trovò sempre qualcuno più forte. Sivori non poteva accettarlo, ma ne prese atto. Negli otto anni in cui danzò con la Vecchia Signora (dal 1957 al 1965), vinse per tre volte lo scudetto e la Coppa Italia, ma trionfare non gli bastava. Doveva dimostrare di essere il migliore, e probabilmente lo era.

CARLOS TEVEZ, L’APACHE – Tevez è invece l’emblema dell’eccentricità, dentro e fuori dal campo. El diez della Juventus è in grado di segnare un gol impossibile e tirar fuori subito dopo un ciuccio o una coreografia degna del miglior Michael Jackson. Tevez è umile, anche se è l’unico vero imperatore della Serie A. Condivide con Sivori la testa calda ed i nervi tesi, ma la cura del sergente Conte sembra averlo disciplinato a dovere. Il suo piede preferito è il destro, ma è in grado di far male anche col sinistro. Che usi la testa, un ginocchio o una caviglia, Tevez risulta sempre efficace allo stesso modo. Dopo aver conquistato l’Italia, sta provando a riconquistare quell’Europa tanto odiata per tanti anni. Sivori fu fermato da un antagonista del calibro di Di Stefano, Tevez chissà. Intanto gioca e si diverte come un bambino che rincorre un pallone rattoppato tra le stradine di Buenos Aires. Cambiano i palcoscenici, ma non lo spirito: un campione adatta il contesto a seconda delle sue esigenze.

TRIANGOLO SENTIMENTALE – Tevez avrebbe riso, Sivori avrebbe sorriso, la Vecchia Signora li avrebbe guardati. Sarebbe stata innamoratissima. Cabezon l’avrebbe conquistata con impeto latino, l’Apache con la semplicità dei più grandi. La danza sarebbe continuata e la musica non si sarebbe fermata, ma il tempo sì. Sarebbe diventato un bellissimo cristallo di ghiaccio. Il bianco ed il nero hanno questo potere.

Antonio Casu

@antoniocasu_

 

Inseguo il sogno di diventare giornalista dal 1989, anno in cui sono nato. Appassionato di ciclismo e calcio, mi impegno per raccontare il mondo dello sport da un punto di vista particolare, un po' eclettico, un po' folle.

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