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La Roma può vincere la Champions League
Tutti lo avevamo pensato, dopo ieri tutti ne siamo ancor più convinti: la Roma può vincere la Champions League. Le ragioni sono tante, dalla più banale che parte dal livello altissimo della rosa, alla più logica: la filosofia di gioco della Roma sembra cucita su misura per trovare la massima espressione ed efficacia in Europa. Se a questo si aggiunge la mentalità internazionale dell’allenatore, una dirigenza condotta magistralmente da Sabatini ed un ambiente capace di accendersi come pochi, allora sognare diventa riduttivo in confronto alle possibilità reali.
ATLETICO MA NON TROPPO, COSI’ IL PROGETTO VA’ IN PORTO – Articolato, ma le due citazioni non cadono a caso: Atletico Madrid e Porto, le due grandi rivelazioni nella storia della Champions League degli ultimi 10 anni. Ma potremmo inserire lo stesso Monaco, che con i portoghesi di Mou arrivarono a quella finale, o due anni prima il Bayer Leverkusen che in 2 settimane perse tutto quello che si poteva perdere. In realtà, scorrendo gli almanacchi più recenti, sono numerose le squadre giunte ad un passo dalla gloria nettamente inferiori o al livello di questa Roma: il Liverpool 2005-2007, il Deportivo la Coruna nel 2004, il Lione nel 2010 o addirittura il Malaga che nel 2013 era a 30 secondi da una clamorosa semifinale. Esistono tanti tipi di calcio, come ha detto Mourinho ieri in seguito all’amaro pareggio con lo Schalke 04 “anche quello espresso dai tedeschi lo è“, facendo chiaro riferimento al catenaccio ad oltranza messo in campo dagli avversari. Un po’ come il Chelsea di Di Matteo, che così sconfisse Barça e Bayern: con la Roma di oggi siamo distanti anni luce. Il gioco di Rudi Garcia sembra costruito ad hoc per sfondare in Europa. Lo stesso Pjanic ieri ricordava come “in Italia ci sono meno spazi per esprimere tutto il potenziale della squadra” a differenza di quanto accade in Champions, dove c’è meno tatticismo, ci si gioca molto di più la partita ed è possibile sfruttare tutte le proprie armi. E quelle della Roma sono molteplici: se in Italia riesce ad avere comunque la meglio grazie a palleggiatori sopraffini e ad un possesso palla di prima qualità capace di aggirare le difese più arcigne. è oltre confine che i missili di Iturbe e Gervinho possono trovare quegli spazi capaci di rendere letali gli attacchi della Roma, non esclusivamente in contropiede. Una Roma sfavillante alla quale ieri mancavano De Rossi e Strootman, oltre a Castan ed un enigmatico terzino sinistro che sembra l’unico tassello mancante nello scacchiere perfetto di Garcia. Ma qui veniamo all’altro punto, il livello della rosa: Sabatini ha messo a disposizione 22 giocatori di prima fascia, dove ogni ricambio è di prima qualità. Astori, Keita, Nainggollan, Destro, Florenzi, Ljajic, Cole (ieri), sulla carta sono tutte riserve che nell’ottica del triplo impegno garantiscono ai giallorossi massima competitività.
Poi c’è Roma, oltre la Roma: nessun ambiente in Italia è capace di accendersi come quello giallorosso, riempendo l’Olimpico ed ogni settore ospite d’Italia e non solo sino all’ultima sedia disponibile: fino a ieri questo aspetto ha rappresentato un limite, Rudi Garcia ha cercato di “educare” questo aspetto rendendolo esclusivamente un punto di forza. La Roma può vincere la Champions League perchè è in grado di far male a qualunque squadra, per gioco e rosa: il campo dirà se questo potrà bastare per emulare storiche imprese di club passati ai quali nessuno dava credito.
Ma la Roma è un’altra cosa: o no?
Orazio Rotunno
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