Focus
Matrimonio Destro-Caramis: che la pace (dei sensi) sia con voi
Forse vi è già capitato, e anche più di una volta. E’ estate, e voi siete uno dei tanti turisti che affollano le località di villeggiatura o le città d’arte della Penisola. La voglia di girarle in lungo e in largo, e di apprezzare fino in fondo le loro attrattive, è tanta, naturalmente, ma un nemico implacabile ha deciso di non darvi tregua: il caldo. ‘O sole nostro, infatti, picchia come un fabbro, e l’unica possibilità che avete di sopravvivere (e di immortalare le bellezze che vi circondano per postarle sui social: in quei momenti, si sa, le due cose hanno la stessa importanza) è legata al vostro abbigliamento: più è leggero meglio è.
DURA LEX, SED LEX – I bermuda, ad esempio, sono un must, e tuttavia accade spesso – soprattutto se si sta “esplorando” il centro di una città – di ritrovarsi a boccheggiare anche con abiti ridotti al minimo socialmente tollerabile. In quei sudati frangenti, quando lo sconforto rischia di prendere il sopravvento e vacillano anche le certezze più salde, le chiese sono come un miraggio, un’oasi, un’ancora di salvezza. La spiritualità, però, qui non c’entra nulla: qui si tratta solo di temperatura. Al loro interno, infatti, fa fresco, un fresco “palpabile”, meraviglioso, e gli stremati viandanti le raggiungono carichi di speranza e ansimando come cani di Pavlov. Ma arrivati al portone, ecco che un “terribile” cartello li stronca: “Questa è la Casa del Signore – ammonisce severamente – e vi si può accedere solo indossando indumenti rispettosi della sacralità del luogo”. Accanto alle spietate parole, ci sono poi dei simboli inequivocabili (omino e donnina in abiti succinti con una bella sbarra rossa sopra): li guardate, vi guardate, e vi viene da piangere.
Tutto giusto? Forse sì, forse no, forse ni: ai lettori l’ardua sentenza. Comunque sia, c’è una cosa, a proposito di indumenti succinti e sacralità, sulla quale merita di soffermare brevemente l’attenzione (e lo sguardo): il decolleté mozzafiato dell’abito da sposa scelto da Ludovica Caramis per il suo matrimonio con l’attaccante della Roma Mattia Destro. Nota bene. La cerimonia, celebrata ieri al cospetto di una moltitudine di fotografi e curiosi festanti, non si è consumata in un anonimo e “profano” ufficio comunale, ma nella sacra – e splendida – cornice della chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio di Ascoli Piceno.
Ma come?…Viene da chiedersi lì per lì. E’ vero che la regola più detestata dai turisti accaldati non è imposta ovunque e con la stessa severità, ma è possibile che un “particolare” così meravigliosamente hot (per non parlare delle trasparenze…) venga ritenuto rispettoso della sacralità del luogo? Sarà mica, suggerisce una vocina, che qui si fanno delle differenze? Da una parte i comuni mortali, anche se sono a un passo dal colpo di calore, e dall’altra i vip, cui è tutto (o quasi) concesso? Mah, chissà. Forse, in fondo, dipende tutto dal sacerdote. Forse quello di Ascoli è un uomo di larghe vedute. Oppure…gli piacciono.
Enrico Steidler