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Yara Gambirasio, pronta la serie TV: pornografia della morte e disprezzo del dolore

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Pietro Valsecchi farà una fiction su Yara Gambirasio. Chi è il mostro? Chi è l'uomo?

Pietro Valsecchi farà una fiction su Yara Gambirasio. Chi è il mostro? Chi è l’uomo?

IL RITORNO DEI BARBARI- Il valore di un essere umano si vede quando questo è costretto a rapportarsi con le brutture che il vivere reca in sé. Dell’essere umano civilizzato, perlomeno. Noi viviamo in quella parte di mondo che, storicamente, si è ritenuta (e qualcuno ritiene tuttora) più “civile”, più politicamente e moralmente educata di altre. Così, quando si manifestarono le “grandi migrazioni” all’interno dell’Impero Romano, dinanzi a popoli così incivili, eravamo pronti a gridare: «I barbari!» a quegli esseri selvaggi e così dissimili dalla nostra natura. Forse la medesima esclamazione dovremmo rivolgerla a noi stessi e al nostro modo di rapportarci a quanto la cronaca ci racconta. Le notizie dell’arresto dell’assassino di Yara Gambirasio (la tredicenne uccisa a Brembate di Sopra nel 2010) hanno fatto il giro dello Stivale in men che non si dica. Ben prima che si fosse certi che quello non fosse solo un sospetto. Di cose da dire a riguardo ce ne sono migliaia, ma sorvoleremo sulla diffusione di foto e nome di chi ancora non giudicato colpevole. Sorvoleremo sul comportamento medievale di una popolazione che reclama la strega da mettere al rogo senza domandarsi nemmeno per un secondo come si sentano moglie e figli di quell’uomo, per sempre crocifissi a colpe non proprie. Sorvoleremo, inoltre, sul fatto che chi è assassino è, comunque, inevitabilmente, prima di ogni altra cosa, un essere umano. Non faremo moralismi sulla puntigliosità nella descrizione dei dettagli più macabri (che neanche gli Snuff movie), sull’insistenza di giornalisti che inseguono un genitore affranto per domandare, dopo mille cordiali «Basta per favore!», come si senta. Sorvoleremo sull’idiozia di una simile domanda.

I BARBARI CON LA TELECAMERA-  Ma parleremo di Pietro Valsecchi, amministratore delegato e fondatore della Taodue film di proprietà Mediaset, il quale ha annunciato in questi giorni che verrà girata una miniserie, in due puntate, sul caso di Yara Gambirasio. La regia verrà curata da Alexis Sweet, collaboratore fedele. La casa di produzione è famosa per serie televisive come: Squadra antimafia, R.I.S., I liceali, Distretto di Polizia. Sembrava già abbastanza il film del 2011 su Amanda Knox, ma questo è veramente troppo. Spettacolarizzazione e desacralizzazione totale della vita. Perché girare un film su un simile caso di cronaca nera, peraltro senza aver lasciato trascorrere quel tempo che allontana un po’ il dolore e lascia che la cronaca diventi Storia?«(…) per raccontare in una miniserie televisiva in due puntate un caso che ha appassionato l’opinione pubblica e che rappresenta una grande affermazione delle capacità investigative delle nostre forze dell’ordine» dichiara Valsecchi. Se siamo al punto in cui serve una serie televisiva per celebrare la risoluzione di un caso di omicidio, forse dovremmo farci qualche domanda sul funzionamento della Giustizia italiana. Nulla togliendo al lavoro svolto dalle autorità competenti, dovrebbe ritenersi normale, e conseguentemente elogiabile, ma naturale, il raggiungimento di un tale obbiettivo. Niente in contrario se si vuole osannare un cittadino per aver svolto pienamente e con merito la sua attività professionale (soprattutto in una nazione nella quale questo evento non gode di grande diffusione), ma le storie che parlano di efferati omicidi nel Bel Paese e delle prodezze delle Forze dell’Ordine, la Taodue Film continui pure a raccontarle con R.I.S., Squadra antimafia o Distretto di Polizia. La vita vera è un’altra cosa. E merita quel rispetto che a volte si veste di silenzio e riflessione. Perché certi dolori sono sacri e vanno trattati come tali.

CODICE ETICO- Scorrendo sul sito della Taodue film è possibile visionare il “Codice etico del Gruppo Mediaset”. Qui si specifica che nei confronti dei propri dipendenti : «Il Gruppo Mediaset agisce in ottemperanza dei principi di lealtà, correttezza, responsabilità, dignità della persona umana». Ci si aspetta che questi principi vengano tenuti presente anche nella scelta del palinsesto da proporre. Vittime, mostri, carnefici, massacro, sevizie, dolore, ragazzina, sangue, famiglia, lacrime sono qui, fuori dalle case e dentro le case. Non serve uno schermo che tolga all’uomo anche quello che rimane di tutta questa tragedia. Cosa rimane? L’uomo.

Elisa Belotti

 

 

 

"Se il mio dottore mi dicesse che mi rimangono solo sei minuti da vivere, non ci rimuginerei sopra. Batterei a macchina un po' più veloce". Vorrei potervi dire che è mia, ma mentirei. La prendo in prestito da un sognatore ebbro di fantasia, di qualche mondo fa. E poi c'è il cinema: l'eternità che ti scorre davanti agli occhi, in una fascia luminosa che rompe il buio. Di questo abbiamo da parlare.

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