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Mondiali 2014, Italia: forza Azzurri!!

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Cesare Prandelli ha dichiarato che l'Italia punta alla finale

Cesare Prandelli ha dichiarato che l’Italia punta alla finale

Eccoci arrivati all’ultimo appuntamento della nostra rubrica riservata alla scoperta delle magnifiche 32 nazionali del mondiale. L’ultima squadra è presumibilmente quella che conosciamo meglio di tutte: l’Italia. Come ogni 4 anni la nazionale arriva ai Mondiali sudamericani immersa in un vortice di polemiche. D’altronde anche a Spagna ’82 e Germania 2006, ed in condizioni certamente peggiori, fummo capaci di arrivare fino in fondo. Di sicuro il pessimismo cronico è dettato anche dal difficilissimo girone che Balotelli e compagnia dovranno affrontare nelle prime 3 gare del torneo: Uruguay, Inghilterra e Costa Rica. Se ai centroamericani spetterà probabilmente il ruolo di Cenerentola, con le altre due avversarie sara una vera e propria battaglia per i primi 2 posti del girone. 7. Insomma, vietato sbagliare!

ROAD TO BRAZIL – Qualificazione agevole per gli azzurri…ma che delusione nel finale! Il girone B di qualificazione europea si è rivelato una passeggiata per gli azzurri, ottenuto con due giornate di anticipo in un girone comprendente Danimarca, Bulgaria, Repubblica Ceca, Armenia e Malta. Girone che si era aperto il 7 settembre 2012 a Sofia con un 2-2 con la Bulgaria ed una doppietta di Osvaldo, per poi proseguire con 4 agevoli vittorie contro Malta (2 volte), Armenia e Danimarca. Dopo un pareggio a reti bianche a Praga contro la Repubblica Ceca, ecco che a settembre 2013 arrivava la qualificazione grazie ai successi casalinghi contro la Bulgaria a Palermo (1-0 Gilardino) e contro i cechi a Torino (Chiellini e Balotelli, momentaneo pareggio di Kozak). Tutto bene si pensa, basta solo una vittoria tra Danimarca ed Armenia per ottenere uno degli 8 posti da testa di serie per il sorteggio dei girone. Ed invece, come purtroppo capita spesso ai ragazzi di Prandelli quando non sono sotto pressione, ecco che accade l’impensabile. Prima solo Aquilani al 91′ evita la sconfitta di Copenaghen contro dei danesi trascinati da un Bendtner col dente avvelenato, poi 4 giorni dopo a Napoli altro inguardabile 2-2 nell’ultima gara del girone contro l’Armenia, che al 70′ con Mkhitaryan passa addirittura in vantaggio prima che Balotelli firmi il pari 6 minuti dopo. Occasione persa nel più banale dei modi dagli azzurri. Ci toccherà il girone di ferro, potremo contare su Mario Balotelli?

LA STORIA – L’Italia ed i Mondiali. Un rapporto affascinante ed emozionante. Con 4 Coppe del Mondo conquistate l’Italia è, dopo il Brasile, il paese più vincente nella storia della competizione ed il paese europeo con più vittorie all’attivo. Tanti ricordi sono scolpiti nelle menti dei tifosi italiani di ogni fascia d’età, ricordi dolcissimi ma anche delusioni tremende. La storia dell’Italia al Mondiale è subito vincente, dato che al primo mondiale europeo, organizzato in casa per volere del duce Benito Mussolini, arriva subito la prima vittoria. Siamo nel 1934, l’Italia, come altre nazionali europee si era rifiutata di partecipare ai primi mondiali uruguayani del 1930. I campioni rio-platensi, per ripicca ricambiano lo “sgarbo” 4 anni dopo, in un edizione che vede anche l’assenza di “sua maestà” l’Inghilterra, ritenutasi troppo superiore. Spinta dal calore del pubblico ma anche da una “pressione” dettata dal regime fascista, la nazionale dei vari Meazza, Piola e Schiavio finisce per trionfare a Roma contro la Cecoslovacchia, battuta in rimonta 2-1. 4 anni dopo ecco arrivare il bellissimo bis: stavolta niente “favori” per i campioni allenati da Vittorio Pozzo, si gioca nella Francia antifascista, quella Francia che verrà proprio eliminata dagli azzurri nei quarti di finale per 3-1. Azzurri che dopo aver eliminato il favorito Brasile in semifinale finiranno per trionfare a Parigi contro l’Ungheria, battuta con un pirotecnico 4-2. Dopo questo meraviglioso doppio successo scoppia la guerra, si riprende nel 1950 in Brasile, dove una nazionale scossa ancora dalla tragedia di Superga esce repentinamente al primo turno contro la Svezia. E’ l’inizio di un periodo nerissimo per la nazionale, che per circa 20 anni raccoglierà solo delusioni. Fuori ancora al primo turno in Svizzera nel 1954, addirittura non qualificata a Svezia 1958 (sarà l’unico caso) a causa della sconfitta di Belfast contro l’Irlanda del Nord. Non va molto meglio a Cile 1962, a causa della sconfitta contro i padroni di casa,  partita che verrà ricordata come la “battaglia di Santiago” per il clima infuocato tra i giocatori e per il vergognoso arbitraggio dell’inglese Ashton. Vergognoso è anche quello che accade 4 anni dopo proprio in Inghilterra, dove gli uomini di Fabbri soccombono a Middlesbrough contro i carneadi della Corea del Nord, per cui va a segno l’ormai celeberrimo Pak-Doo-Ik. Sembra essersi toccato il fondo, ma 2 anni dopo Rivera e compagni conquistano l’unico Europeo della storia battendo 2-0 la Jugoslavia a Roma e nel 1970 ecco finalmente una grande nazionale ai Mondiali. Dopo aver superato col minimo sforzo il girone, comodo 4-1 ai quarti contro il Messico e semifinale contro la Germania Ovest. Ne viene fuori forse la più bella delle partite, tanto che fuori dallo Stadio Azteca di Città del Messico è esposta una targa in ricordo dell’avvenimento: Italia-Germania 4-3, con Gianni Rivera che allo scadere del secondo tempo supplementare consegna alla gloria la nazionale di mister Valcareggi, il quale però pochi giorni dopo dovrà inchinarsi davanti alla potenza dello straordinario Brasile di Pelè, trionfante per 4-1. Celeberrimi i solo 6 minuti giocati da Gianni Rivera. Nel 1974 in Germania altra cocente eliminazione prematura nel girone con Haiti, Argentina e Polonia. 4 anni più tardi in Argentina l’allenatore è Enzo Bearzot e gli azzurri volano: vittoria del girone a punteggio pieno e con i padroni di casa battuti al Monumental di Buenos Aires. Purtroppo però il sogno finale sfuma nella seconda fase, quando due tiri dai 40 metri dell’olandese Hahn condannano alla finalina i nostri, che perderanno 2-1 col Brasile. Sono però le basi per ciò che accadrà in Spagna, dove una nazionale criticatissima dalla stampa gioca un girone pessimi passando solo a causa di un gol in più segnato rispetto al Camerun. Sembra la fine, in Italia nessuno scommetterebbe un centesimo sul Paolo Rossi e compagni, che devono affrontare le blasonate Argentina e Brasile. Di colpo, però, ecco venire fuori tutto l’orgoglio italiano: 2-1 all’Albiceleste e clamoroso 3-2 contro il favoritissimo Brasile, cui bastava un punto per andare avanti, ma quel giorno Paolo Rossi con una tripletta fece impazzire di gioia tutti i tifosi della Penisola. Quello che accade dopo è la naturale conseguenza: 2-0 alla Polonia in semifinale e trionfale ed indimenticabile 3-1 contro la Germania Ovest. Momenti incancellabili custoditi nella memoria dl tifo italiano. In Messico nel 1986 la “sbornia” da vittoria fa uscire prematuramente gli azzurri, battuti 2-0 dalla Francia di Platini, ma 4 anni dopo c’è l’occasione giusta per riscattarsi. Sono i Mondiali di Italia ’90, quelli di Totò Schillaci che da comparsa diventa protagonista assoluto grazie alle sue 6 reti ed alla sua incontenibile gioia. Ma dopo aver vinto 5 gare di fila a Roma, il sogno si spegne a Napoli proprio contro la nazionale dell’idolo partenopeo, Diego Armando Maradona, capitano dell’Argentina campione in carica. I rigori ci buttano fuori e nessuna consolazione dà il terzo posto conquistato contro l’Inghilterra. I rigori da ora in poi influiranno tantissimo sulla nostra storia. Lo fanno già nell’edizione successiva, quella di USA ’94, dove Roberto Baggio cava dai guai un’impacciata nazionale trascinandola fino all’atto finale di Pasadena, dove in un mezzogiorno rovente il Brasile di Romario ci beffa proprio dagli 11 metri. Ed il destino beffardo vuole che sia proprio lui, il Divin Codino, ad alzare troppo la palla che decreta l’enorme delusione per tutti i cuori tricolori. In Francia la musica non è diversa: quarti di finale contro i transalpini, Di Biagio stampa la palla sulla traversa ed arrivederci. Zidane e compagni andranno poi a vincere la Coppa del Mondo. Nuovo millennio e nuova location nel 2002, con Giappone e Corea del Sud ad ospitare la manifestazione. Cambiano i punti cardinali ma non la sostanza, la Corea rimane un incubo. Ci eliminano agli ottavi con il gol nel supplementare del “perugino” Ahn, in una gara che verrà per sempre ricordata come quella dello scandaloso arbitraggio dell’ecuadoriano Byron Moreno. Un grosso problema è quello che ci avvicina a Germania 2006. E’ appena scoppiato lo scandalo Calciopoli, l’atmosfera è la peggiore possibile per un gruppo che deve affrontare un torneo di tale importanza. Sembra che debba uscirne un eliminazione rapida, ma ecco che come 24 anni prima ritorna fuori l’orgoglio. Probabilmente è inutile anche dilungarsi sui ricordi che questo Mondiale ci porta alla memoria, dal rigore di Totti con l’Australia a quello di Grosso contro la Francia, al gol dello stesso Grosso contro la Germania in semifinale, fino alla finale vinta contro la Francia. Lo stesso non si può dire di Sudafrica 2010, un Mondiale nato male e finito peggio: 2 punti con “squadroni” come Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia.

LA ROSA – In porta non ci sono dubbi: i tre portieri saranno l’indiscutibile Gianluigi Buffon, il campione di Francia Salvatore Sirigu ed il rampante giovane Mattia Perin. In difesa certa la presenza in Sud America del trio juventino Barzagli-Bonucci-Chiellini, mentre per il Milan pare certa la presenza dei terzini Mattia de Sciglio ed Ignazio Abate. Sulle fasce gli altri pre-convocati sono Christian Maggio, Manuel Pasqual e Matteo Darmian. Al centro Gabriel Paletta può ambire con decisione ad un posto tra i 23. A centrocampo il faro incontestabile è Andrea Pirlo, cui va ad aggiungersi in mediana il romanista Daniele De Rossi. Pare blindato anche il posto di Riccardo Montolivo nonostante un’annata negativa al Milan. Altre certezze rispondono al nome di Claudio Marchisio, Thiago Motta ed Alberto Aquilani. Dovrebbero farcela senza problemi anche Marco Verratti ed Antonio Candreva, mentre pare difficile la chiamata per i nuovi arrivati Marco Parolo e Romulo. In attacco il discusso punto di riferimento è Mario Balotelli. Il rebus per lasciare 2 attaccanti a casa è davvero complicato. Si va da Giuseppe Rossi, al neo acquisto del Borussia Dortmund Ciro Immobile, capocannoniere dell’ultima serie A. Dalla fantasia di Lorenzo Insigne a quella di Antonio Cassano, per finire con la fame di gol di Mattia Destro e con la classe di Alessio Cerci. In avanti, quindi per Prandelli le scelte non saranno facili.

Enrico Cunego

21 anni, veronese, studente di Scienze Politiche all'Università degli Studi di Milano. Lo Sport la mia più grande passione e si spera, un giorno, che raccontarlo possa diventare il mio lavoro. Il mio obiettivo è quello di fornire un'informazione dettagliata e completa a tutti i lettori di SportCafe24, sperando di trasmettervi le emozioni che lo Sport sa regalare

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