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Calciopoli, Moggi incastrato da “molteplici e articolate prove”

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“A Napoli la verità verrà a galla, la giustizia trionferà” disse più volte Luciano Moggi in un lontano passato, e la sua profezia – gliene va dato atto – si è puntualmente avverata: condannato a due anni e quattro mesi di reclusione per associazione a delinquere (“Andremo in Cassazione, smonteremo questa accusa” tuonò il suo difensore dopo la lettura della sentenza, il 17 dicembre scorso), Big Luciano esce davvero malconcio da questa ennesima disavventura giudiziaria, e le motivazioni depositate ieri dalla Corte d’Appello del capoluogo campano – presidente Silvana Gentile, consiglieri Roberto Donatiello e Cinzia Apicella – sono come uno specchio sul quale ora sembra molto difficile, per non dire impossibile, tentare un’estrema arrampicata.

Antonio Giraudo

Antonio Giraudo

ARBITRO IMPARZIALE – “La leggerezza e apparente convivialità con cui avvenivano gli accordi per la designazione delle griglie arbitrali tra personaggi come Bergamo, Moggi o Giraudo – scrive la Corte assestando un primo, durissimo colpo alla figura assolutamente apicale dell’associazione a delinquere di cui sopra – “appare gravissima alla luce della evidente lesione del principio di terzietà che dovrebbe presiedere alla scelta di un direttore di gara che, in quanto tale, ricopre un ruolo di arbitro in ogni accezione, ovvero secondo il principio di mantenere una equidistanza necessaria ed ineludibile tra i contendenti che non deve mai venire meno”. A maggior ragione, secondo i giudici, “in un contesto in cui l’attenzione degli utenti (che non va confusa con la mera tifoseria) travalica il mero attaccamento alla propria squadra di calcio ma attiene alla regolarità concreta della disputa di gioco”. Le conversazioni fra i personaggi coinvolti nell’inchiesta non avevano, in realtà, nulla di conviviale, e “anzi spesso alcune di esse mostravano nella scelta dell’eloquio anche la durezza dei rapporti che intercorrevano tra alcuni partecipi al sodalizio e dell’evidente obiettivo di impossessarsi e di mantenere un potere di controllo.

AL DI LA’ DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO – Protagonista indiscusso del più grosso scandalo della storia del calcio italiano, l’ex dg dei bianconeri “esercitava un ruolo preminente sugli altri sodali” (…) “dovuto non solo alla sua personalità decisa, ma al contempo concreta e priva di filtri nell’esporre le sue decisioni, ma anche per la sua capacità di porre in contatto una molteplicità di ambienti calcistici fra loro diversi e gestirne le sorti con una spregiudicatezza non comune. Per i giudici della Corte d’Appello “la figura assolutamente apicale nel sodalizio di Luciano Moggi appare certa e inequivocabile. Egli non solo ha ideato di fatto lo stesso sodalizio, ma ha anche creato i presupposti per far sì di avere un’influenza davvero abnorme in ambito federale“. A tale riguardo, spicca il chiaro riferimento alla “peculiare capacità di Moggi di avere una molteplicità di rapporti a vario livello con i designatori arbitrali fuori dalle sedi istituzionali, ai quali riusciva a imporre proprie decisioni, proprie valutazioni su persone e situazioni coinvolgendoli strettamente così nella struttura associativa e nel perseguimento della comune illecita finalità”.

Pierluigi Pairetto

Pierluigi Pairetto

NON SOLO MOGGI“Emerge con chiarezza” – aggiungono i magistrati – “un ruolo affatto secondario, ma anzi di rilievo nel sodalizio, ricoperto dagli imputati Pairetto, Bergamo e Mazzini, i quali in forza della funzione loro attribuita (designatori arbitrali – Pairetto e Bergamo – e vicepresidente Figc) hanno di fatto rafforzato il contesto e l’incidenza del sodalizio che, proprio per la loro funzione e per il loro contributo apicale, ha potuto operare per un lasso di tempo cospicuo con metodiche altrimenti assolutamente irraggiungibili, ovvero la scelta degli arbitraggi delle partite di campionato di serie A, e in parte di serie B, condizionata per precostituire griglie ed in parte per sorteggi indubbiamente ambigui. Tuttavia, precisa la Corte, “i ruoli ricoperti dagli imputati Pairetto e Mazzini, pur di rilievo, si differenziavano da quello preminente assunto da Luciano Moggi”.

Per la cronaca, Pairetto e Mazzini sono stati condannati a due anni, mentre Paolo Bergamo dovrà tornare a giudizio perché la sentenza di primo grado è stata dichiarata nulla per un vizio di forma. Ecco, qui di seguito, il dettaglio delle condanne emesse a dicembre: Luciano Moggi: 2 anni e 4 mesi. Pierluigi Pairetto: 2 anni. Innocenzo Mazzini: 2 anni. Paolo Bergamo: processo da rifare. Massimo De Santis: 1 anno. Antonio Dattilo: 10 mesi. Paolo Bertini: 10 mesi. Claudio Lotito: prescrizione. Andrea Della Valle: prescrizione. Salvatore Racalbuto: prescrizione. Lillo Foti: prescrizione. Diego Della Valle: prescrizione. Leonardo Meani: prescrizione. Claudio Puglisi: prescrizione. Stefano Titomanlio: prescrizione. Sandro Mencucci: prescrizione. Mariano Fabiani: prescrizione.

Enrico Steidler

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