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Il Milan naufraga a Napoli: il 4-2 fantasia di Seedorf così non paga

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Seedorf sta diventando un problema per il MIlan
Clarence Seedorf

Clarence Seedorf, allenatore del Milan

Le prime cinque gare dell’era Seedorf hanno più ombre che luci per il popolo rossonero: 2 sconfitte, un pareggio e 2 vittorie tra coppa Italia e Campionato. Non è di certo un bottino soddisfacente, l’unica nota positiva sono state le vittorie contro il Verona e contro il Cagliari che hanno permesso di allontanarsi dalla zona retrocessione: considerando che stiamo parlando del Milan davvero il minimo sindacale. Se i risultati sono stati raggiunti a metà, il gioco fa fatica a vedersi e la difesa è il reparto che più preoccupa.

NOODORF – A chi non piacerebbe avere un allenatore giovane che porta una ventata di novità con le sue idee appena sfornate? Se poi questo allenatore giovane si chiama Clarence Seedorf e ha fatto la storia recente del tuo club ancora meglio. A chi non piacerebbe il progetto del 4-2-fantasia, con tutti gli attaccanti possibili in campo? Se poi conduci il mercato di gennaio in funzione di questo modulo ancora meglio. Il problema reale è che quando una squadra è in difficoltà, per mancanza di risultati, di gioco e di idee la cosa peggiore da fare è proprio consegnarla ad una persona alle prime armi con il mestiere. Diciamoci la verità, aver consegnato il Milan a Seedorf è un po’ come nominare uno studente del primo anno di economia, presidente della Banca Centrale Europea. L’esperienza, la gavetta, la deve fare altrove, non quando la situazione è critica e c’è da mettere pezze ovunque. Le uniche due vittorie dell’era Seedorf sono arrivate in maniera non del tutto netta: contro il Verona risolta con un calcio di rigore; contro il Cagliari rimontata nel finale con un guizzo di Pazzini.

MANCANZA DI EQUILIBRIO – Nella sua ventata di novità, l’olandese ha scelto un calcio votato all’attacco: tre trequartisti, Balotelli e chi più ne ha più ne metta. Il mercato di gennaio ha aggiunto alla squadra Honda, Taarabt, e Biabiany non è arrivato per pochissimo. Se aggiungiamo il giapponese e l’algerino a Kaká, Birsa, Saponara, Robinho e potenzialmente El Shaarawy, abbiamo un totale di 7 trequartisti o mezze punte che dir si voglia. Come punta c’è Balotelli, Pazzini ed è addirittura tornato Petagna dal prestito. Tutto bellissimo. Ma se nel 4-2-3-1 i trequartisti non danno un consistente apporto in fase difensiva, difficilmente le cose possono andare bene. Specialmente se la difesa è già precaria. Mexès non è più quello di una volta e le sue cattive prestazioni sono ormai all’ordine del giorno. È arrivato Rami che sembra poter dare qualcosa in più, ma nel complesso il Milan è troppo debole dietro e non è in grado di supportare 4 attaccanti, perché sì, il Milan gioca così. È comprensibile che Clarence voglia cercare di imporre la sua idea di gioco, e caparbiamente insistere con questo sistema di gioco, ma è altrettanto ovvio che le persone intelligenti sono quelle che sanno cambiare la propria idea, e apportare modifiche per migliorare i propri progetti, facendo anche autocritica e l’ex Botafogo è sicuramente una persona del genere.

Walter Molino (@matchbeth)

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